A Vienna una mostra per raccontare il genio innovativo di Medardo Rosso
Grande esponente del modernismo, si considerava un “anarchico europeo” nel campo dell’arte, perché con il suo stile antimonumentale e antieroico sfidò ogni logica del settore. Il MUMOK viennese lo racconta con un ricco percorso di sculture, fotografie e disegni
Principale esponente dell’Impressionismo scultoreo, interessato anche alla letteratura verista di Emile Zola, dalla quale ha tratto significativa ispirazione, Medardo Rosso (Torino, 1858 – Milano, 1928) è stato uno dei grandi pionieri del modernismo. Un uomo dalla straordinaria e peculiare personalità, la cui opera è ancora oggi non troppo nota al grande pubblico, italiano ed europeo. A colmare questa lacuna cerca di contribuire anche il MUMOK Museum di Vienna, con un’ampia retrospettiva di circa 50 sculture e un’ampia selezione di fotografie e disegni, in dialogo con le opere della collezione permanente.
Medardo Rosso e l’arte europea
Il progetto espositivo viennese illustra due aspetti storici chiave del profilo dell’artista. Primo, l’influenza di Rosso sull’arte europea e mondiale del Novecento: persino Andy Warhol, infatti, pur con una concettualità assai meno profonda, tradusse in pittura i suoi studi sul colore e la pigmentazione. In secondo luogo viene evidenziato il ruolo fondamentale per la sua crescita artistica dei lunghi soggiorni a Parigi a partire dal 1884, dove espose con grande successo al Salon des artistes français, al Salon des Indipendents, nella Gallerie Thomas e Georges Petit, e dove conobbe anche Edgar Degas, che – come spiega sempre la mostra – fu un’altra delle sue fonti d’interesse.
L’approccio innovativo di Medardo Rosso nella mostra a Vienna
In apertura, il percorso espositivo analizza approfonditamente l’approccio processuale di Rosso, che ha sfidato le convenzioni della scultura tradizionale, così come i veristi stavano facendo in letteratura, e gli impressionisti in pittura. Entrato in crisi il positivismo, diminuita la “fede” nella scienza e nella tecnologia, una parte del mondo intellettuale cominciò a interrogarsi sulle problematiche sociali e le fragilità dell’individuo,travolto dai profondi cambiamenti che a fine Ottocento stavano interessando una società sin lì rurale e artigiana, i cui ritmi sembravano immutabili. Nasce il concetto della classe operaia e contadina, si assiste alle prime rivendicazioni sociali, all’alienazione dell’individuo nei quartieri-dormitorio delle nascenti periferie urbane. La massa anonima e frustrata diventa un soggetto sociale, portatore di sofferenza interiore per migliaia di persone. In quest’ottica, le sculture “sfocate” di Rosso sembrano separare per un momento le persone dalle masse anonime e restituire loro un’anima individuale, empatizzando con il loro disorientamento. L’influenza francese, nella forma della letteratura di Zola e della lezione artistica degli impressionisti, dimostra l’attenzione di Rosso verso gli sviluppi della scena intellettuale europea dell’epoca, che aveva Parigi come sua capitale.
L’innovazione scultorea di Medardo Rosso al MUMOK di Vienna
L’innovazione concettuale di Rosso si accompagnò a quelle di metodo. Infatti, per le sue sculture utilizzava il bronzo, ma anche materiali precedentemente considerati di scarso pregio, come cera o gesso, solitamente impiegati soltanto nelle fasi preparatorie del processo scultoreo. Invece, quelle opere che conservano il carattere di bozzetto, possiedono quella leggerezza materica che è metafora della fragilità e della precarietà dell’individuo. Inoltre, Rosso introdusse nella scultura alcuni espedienti compositivi mutuati dalla pittura, fra cui la pigmentazione, per ottenere colori iridescenti e toni chiari. Fondamentali, in questa pratica innovativa, i suoi studi estetici sul rapporto tra figura e spazio circostante attraverso il mezzo della fotografia. Egli, infatti, vedeva lo spazio circostante come elemento integrante dell’effetto scultoreo. L’esposizione e la presentazione delle sue opere divennero sempre più il fulcro del suo interesse.
L’eredità di Medardo Rosso al MUMOK di Vienna
il lavoro di Rosso preannuncia già i cambiamenti di paradigma centrali nell’arte del XX Secolo: dalla forma, al materiale e al processo. Dall’originalità e unicità, alla (auto-)ripetizione e ricapitolazione seriale.
La mostra del MUMOK è importante per capire l’opera di Rosso e la sua influenza, perché propone una serie di accostamenti con altri artisti del XX Secolo, come Francesca Woodman, Constantin Brâncuși, Louise Bourgeois, Maria Lassnig, Jasper Johns, Andy Warhol. Tutti personaggi molto diversi fra loro, ma che, pur a differenti livelli, hanno preso un po’ d’ispirazione o comunque studiato la lezione di Rosso in termini di rapporto fra luce, spazio e opera. Il percorso espositivo evidenzia queste connessioni costruendo un dialogo tra gli artisti. Scelta, questa, che rispecchia anche la pratica di Rosso di non esporre da solo, ma sempre insieme ad altri, denotando l’umiltà e l’intelligenza della sua persona, sempre pronta al confronto con gli altri e a mettere in discussione le proprie opinioni. Una lezione artistica e umana di cui oggi si è purtroppo persa la memoria.
Niccolò Lucarelli
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