Van Dyck e Orazio Gentileschi a confronto in una mostra a Torino

Due opere dei maestri seicenteschi Antoon Van Dyck e Orazio Gentileschi provenienti dalla Galleria Corsini di Roma sono ospitate alle Gallerie d’Italia di Torino per raccontare l'iconografia della Madonna del latte

È la prima volta che la rassegna natalizia L’Ospite illustre organizzata da Intesa Sanpaolo trova spazio nelle sale auliche di Palazzo Turinetti nel cui sottosuolo sono stati ricavati gli spazi delle Gallerie d’Italia dedicati alla fotografia contemporanea 
Le precedenti edizioni della rassegna hanno sempre avuto come scenario il Grattacielo di corso Inghilterra”, ha ricordato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale Gallerie d’Italia “ma una delle nostre missioni è quella di mescolare i pubblici, senza preclusioni, quindi speriamo che chi ama la fotografia contemporanea prenda l’iniziativa di salire lo scalone monumentale e venga a incontrare le opere classiche. E viceversa, naturalmente“.

L’attribuzione incerta dell’opera di Gentileschi

A presentare le opere di Gentileschi e Van Dyck, che abitualmente sono conservate nella Galleria nobile di Palazzo Corsini, una delle due sedi delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, è stato Alessandro Cosma, conservatore del museo romano. “C’è una curiosità da annotare relativamente all’opera di Gentileschi“, ha raccontato a margine della presentazione. “La Madonna col Bambino, secondo alcuni studiosi, non sarebbe opera di Orazio ma bensì della figlia Artemisia. Qualcuno ha azzardato l’ipotesi che potrebbe essere addirittura l’opera che la pittrice stava dipingendo nel momento in cui Agostino Tarsi si introdusse nello studio per farle violenza. Bisogna essere cauti e noi manteniamo l’attribuzione a Orazio Gentileschi“. Risposte certe al momento non sembrano essercene, tuttavia il possibile legame con un episodio di cronaca entrato nei manuali di storia dell’arte, aggiunge interesse e curiosità per l’opera esposta a Torino.

Gentileschi e Van Dyck a confronto

Varcata la soglia della Sala delle vedute fantastiche, in uno spazio intimo e propenso alla riflessione, ci si trova di fronte ai due capolavori “romani”. Si può definirli così, perché fin dal Settecento le due opere sono presenti nelle collezioni del cardinale Neri Maria Corsini che li ospitava nei suoi spazi privati. “Feuerbach diceva che per comprendere un’opera d’arte e goderne ci vuole una sedia, poi bisogna sedersi alla giusta distanza, stare in silenzio e dimenticare il proprio io per almeno un quarto d’ora” aggiunge Cosma descrivendo lo spirito che ha guidato l’allestimento alle Gallerie d’Italia. Le due opere sono infatti state esposte ad altezza di sguardo, prive di vetri per evitare riflessioni, in un ambiente ristretto che invita a cogliere i particolari di ciascuna opera, senza la smania di dover correre da una sala all’altra. “È interessante notare”, precisa Alessandro Cosma, “che Orazio Gentileschi e Antoon Van Dyck si ritrovano qui, uno di fronte all’altro, dopo che in vita ebbero l’occasione di incontrarsi più volte: a Genova nel 1621, poi in Inghilterra dove entrambi sono chiamati a lavorare“. Oltremanica, Van Dyck farà anche un ritratto di Orazio Gentileschi, a testimonianza di una certa familiarità fra i due artisti.

La Madonna del latte, un tema iconografico interpretato da due maestri

Le due opere sono diverse interpretazioni della Madonna con il Bambino e, in particolare della cosiddetta Madonna del latte, un canone iconografico molto popolare ma interpretato in modo completamente diverso da due fra i massimi esponenti della pittura del Seicento.
Nell’opera di Gentileschi dipinta a Roma attorno al 1610, si coglie la semplicità della scena: due figure non idealizzate che potrebbero essere una popolana e il suo bambino, seppur entrambe avvolti in abiti dai ricchi drappeggi. Lo scambio di sguardi è fra la madre e il figlio, nessuna complicità con l’osservatore. Gentileschi aveva conosciuto Caravaggio nei primi anni del secolo e questo dipinto è l’emblema del suo cambio di prospettiva pittorica e si coglie tutta l’influenza di Michelangelo Merisi. Il bambino avvolto nel suo vestitino giallo afferra l’abito della madre per arrivare al seno: nello sguardo che intercorre fra i due personaggi c’è tutta l’atmosfera domestica e umana di questo quadro. Solo un accenno di aureola tradisce il fatto che siamo di fronte alla Vergine. 

Van Dick, Madonna della paglia, 1625-1627, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini
Van Dick, Madonna della paglia, 1625-1627, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Galleria Corsini

Un Van Dyck ispirato dal Rinascimento italiano

Il quadro di Van Dyck è di una quindicina di anni successivo. Qui il maestro di Anversa dimostra di avere già assorbitola lezione dei maestri del Rinascimento italiano e propone il tema della Madonna del latte in una versione altamente concentrata e simbolica. Rispetto al classico scenario delle Natività, mancano Giuseppe e il bue, tutta l’attenzione è concentrata sulla madre e figlio. L’atmosfera malinconica, lo sguardo triste della Madonna, la nuvola nera e le due spighe della paglia che formano una croce sembrano far presagire il destino del Cristo” spiega il conservatore della Galleria Corsini. Il piccolo, sazio, è già caduto addormentato e la sua testa copre il seno scoperto della madre secondo i dettami del Concilio di Trento. L’opera è tra i capolavori della produzione religiosa di Van Dyck e venne realizzata durante il suo soggiorno a Genova e donata ai fratelli Cornelis e Lucas de Wael che lo avevano accolto e aiutato in città. Trasferita poi nelle Fiandre, la tela venne acquistata dal cardinale Neri Maria Corsini a Bruxelles e portata a Roma per essere esposta nella Galleria nobile, la sala più importante del suo appartamento.

Dario Bragaglia

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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