Apre alle visite la Schola Praeconum al Parco del Colosseo. Presto la pedonalizzazione di Via dei Cerchi
L’antica sede degli araldi che annunciavano eventi e giochi nell’età imperiale fu scoperta alla fine dell’Ottocento alle pendici meridionali del Palatino. Ora, grazie ai fondi del PNRR, rivela al pubblico un incredibile mosaico pavimentale ipogeo
Oltre 500 milioni di euro sono stati stanziati, tramite PNRR, per l’operazione Caput Mundi, con l’obiettivo di sviluppare un modello di turismo sostenibile e creare un itinerario turistico per Roma e per i percorsi periferici e regionali meno noti. Dieci degli interventi programmati interessano l’area del Parco Archeologico del Colosseo, in parallelo all’ambizioso piano strategico CArMe (Piano Strategico di trasformazione del Centro Archeologico Monumentale di Roma), che vedrà, tra l’altro, una ridefinizione del ruolo urbano dell’area collegata dall’arteria dei Fori Imperiali (con la nuova Passeggiata progettata da studio Labics).
L’apertura al pubblico della Schola Praeconum al Parco Archeologico del Colosseo
E l’apertura al pubblico della cosiddetta Schola Praeconum, alle pendici meridionali del Palatino, segna il completamento del primo dei dieci progetti del Parco, consentendo di scoprire un sito meno noto – e curioso – dell’immensa area archeologica capitolina. Il cantiere che ha interessato la Schola nel corso del 2024, per una spesa complessiva di 500mila euro, restituisce infatti alla città l’antica sede degli araldi che annunciavano cortei e cerimonie imperiali, scoperta alla fine dell’Ottocento nel corso degli scavi cui oggi si accede da Via dei Cerchi, lungo il Circo Massimo, in adiacenza alla chiesa di Sant’Anastasia.
All’epoca gli archeologi rinvennero un ambiente ipogeo estremamente prezioso, con pitture raffiguranti figure umane in dimensioni naturali (m 1.60-1.80) intente a un’attività di banchetto.
Il mosaico della Schola Praeconum
Solo negli Anni Trenta, durante una seconda fase di scavo, fu possibile scoprire anche il grande mosaico pavimentale (IV d.C.) a tessere bianche e nere che decorava l’ambiente, raffigurante proprio il collegio degli araldi (i cosiddetti praecones) intenti a uscire in processione per annunciare un evento, e caratterizzati dal caduceo, vessillo tipico di Mercurio, araldo per eccellenza. I praecones, uomini liberi e non schiavi utilizzati, erano infatti utilizzati in contesti religiosi o genericamente pubblici per annunciare cerimonie e processioni o per proclamare i vincitori, specialmente nel Circo. Erano costituiti in collegi e riconosciuti ufficialmente nel loro ruolo a vantaggio e servizio dello Stato. La presenza dei simboli di Mercurio apre alla possibilità che il mosaico raffiguri una processione religiosa in senso lato e che sulle pareti fosse raffigurato un banchetto mistico, ma la contiguità con il Circo Massimo ha fatto finora prevalere la convinzione che l’edificio fosse la sede dei banditori degli spettacoli che si tenevano dirimpetto.
La storia della Schola Praeconum
L’impianto dell’edificio, che doveva essere dotato anche di un cortile di accesso porticato, che dava accesso tramite una scala a un piano superiore situato al livello del Paedagogium ancora visibile sul Palatino, si data agli inizi del III secolo d.C, quando la dinastia dei Severi operò una generale ristrutturazione del versante meridionale del colle. Il progetto obliterò ambienti preesistenti databili al I secolo, conosciuti dall’inizio del Novecento ma ancora interrati per motivi strutturali, nonostante conservino lacerti di pitture murali di prima età imperiale (in parte staccate e trasferite al Museo del Palatino).
Il progetto finanziato tramite PNRR, non nato come operazione di scavo ma come progetto di implementazione dell’accessibilità, ha permesso negli ultimi mesi di comprendere meglio quale dovesse essere l’articolazione degli spazi, alterata da reiterati interventi successivi, dal momento che il monumento ha avuto, fino all’Ottocento, una continuità di vita riconducibile a sette diversi periodi e utilizzi (tra cui una funzione religiosa testimoniata dai resti di affreschi a tema religioso nelle nicchie che ora si apprezzano in alzato). Di certo, il piano di calpestio originale fu interrato nel VII secolo, quando gli ambienti oggi ipogei furono evidentemente abbandonati. Del cortile rettangolare circondato da un portico è emersa invece traccia di un pilastro angolare e una colonna in marmo cipollino, ora visibili in situ, come pure una struttura absidata su cui si concentreranno ulteriori indagini, con lo scopo di valorizzare ulteriormente l’area, che a detta degli archeologi rivelerà altre sorprese.
Il progetto di riqualificazione e apertura della Schola Praeconum
Per ora l’intervento – sotto la responsabilità di Federica Rinaldi e con la direttrice dei lavori Aura Picchione – ha coinvolto tutti gli aspetti della ricerca interdisciplinare, dalle indagini preliminari tramite prospezioni ai rilievi fotogrammetrici 3D (ante e post operam: un Qrcode all’ingresso del sito permette a tutti di visionare il video del prima e dopo il cantiere), fino agli scavi archeologici, ai restauri conservativi delle superfici, alla valorizzazione illuminotecnica con la sponsorizzazione di iGuzzini e la predisposizione di una nuova rampa e vetrata per la migliore visione del mosaico e delle pitture dell’ambiente ipogeo.
Una nuova rampa consente ora di accedere alla sala mosaicata, mentre all’esterno una mappa tattile illustra la planimetria della Schola affiancata da un testo di approfondimento in italiano, inglese e braille. Il sito sarà aperto, a partire dal 3 febbraio 2025, solo la domenica e il lunedì, con accesso consentito a un massimo di 20 persone tramite visita guidata accompagnata della durata di 75 minuti (10 e 12.15 in lingua inglese; 10.30 e 12.45 in italiano). Solo la domenica mattina, alle 11, sarà possibile accedere attraverso visita libera. Il biglietto, acquistabile online o presso gli ingressi del Parco, è quello riferibile alle visite “speciali” Forum Pass SUPER. E presto proprio in corrispondenza della Schola sarà aperto un nuovo fronte d’accesso al Parco, per decongestionare i flussi turistici. Un accorgimento che beneficerà, nel prossimo futuro, della pedonalizzazione di Via dei Cerchi, prossimo obiettivo dei cantieri per il Giubileo nell’area perimetrale del Parco (già attivi in via di San Teodoro e in Via di San Gregorio). Speriamo, significherebbe connettere Palazzi Imperiali e Circo Massimo.
Livia Montagnoli
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