L’affresco perduto di Giotto sul Giubileo diventa un francobollo. Questo e altro nella mostra all’Ambrosiana di Milano
In esclusiva per il Giubileo 2025, la Pinacoteca Ambrosiana espone alcuni dei suoi preziosissimi manoscritti e codici illustrati, tra cui l’unica immagine sopravvissuta di un affresco di Giotto che per l’occasione diventa anche un francobollo
Unendosi al coro di voci che colgono l’invito di celebrare il Giubileo 2025 – il secondo indetto da Papa Francesco – anche attraverso l’arte e la cultura, la Pinacoteca Ambrosiana propone una mostra speciale in tema. Si tratta di un’occasione unica per ammirare alcuni dei preziosissimi manoscritti conservati tra gli scaffali della Veneranda Biblioteca fondata dal Cardinale Borromeo. Unica, anche perché tra di essi vi è l’illustrazione che immortala un affresco di Giotto – perduto – scelto come soggetto per la nuova edizione limitata di francobolli in onore dell’Anno Santo.
Il percorso espositivo, sviluppato in due sale del Museo, ricostruisce alcune tappe fondamentali della tradizione dei Giubilei, con un focus specifico sugli eventi e le conseguenze del celebre Concilio di Nicea, tenutosi nel lontano 325 d. C. (e di cui quest’anno ricorre il XVII centenario). Tutto comincia con l’immagine giottesca – che non a caso rappresenta il papa mentre indice il primo Giubileo – e prosegue poi con altre pagine visibilmente “cariche di storia” appartenenti a codici miniati e volumi illustrati.
Per punti
- Il francobollo per il Giubileo 2025 con l’affresco di Giotto
- La storia dei Giubilei nella mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
- Il primo Giubileo della storia nella mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
- Le illustrazioni di Bernard Picart sul Giubileo alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
- Il Concilio di Nicea nella mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Il francobollo per il Giubileo 2025 con l’affresco di Giotto
Tra le tante opere d’arte possibili, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha scelto proprio un soggetto tratto dal patrimonio dell’Ambrosiana per celebrare il Giubileo 2025. Il francobollo ufficiale dell’Anno Santo – prodotto in circa 250mila esemplari – riproduce la tavola ad acquerello tratta dagli Instrumenta Traslationum del 1590 e realizzata da Giacomo Grimaldi. Il titolo, Papa Bonifacio VIII indice il primo Anno Santo nel 1300, è connesso all’affresco che il pittore riprodusse accuratamente. Un affresco di Giotto che illustra il pontefice affacciato dalla loggia di San Giovanni in Laterano mentre benedice la folla in occasione del primo Anno Santo. Attorno, accomodati sulle balaustre, si notano vescovi ed ecclesiastici ammantati nelle loro porpore, che osservano la scena. Sotto di loro, sul prato, il popolo di pellegrini a piedi o a cavallo. Dell’opera originale di Giotto oggi sopravvivono solo il volto del Papa e dei due chierici accanto.
La storia dei Giubilei nella mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Con quell’immagine, oggi anche francobollo, si commemora il primo Giubileo della storia della Cristianità, che risale dunque al 1300. Nel 1299 si era diffusa l’idea che l’anno successivo avrebbe portato occasione di rinnovamento spirituale, nonché l’inizio di un’epoca di nuova fratellanza e pace tra gli uomini. Inoltre, si era cominciato a credere che tutti coloro che si fossero recati a Roma in pellegrinaggio avrebbero ricevuto la grazia dai loro peccati. Questa convinzione generò un tale afflusso di fedeli nella Capitale, da indurre il Papa, allora Bonifacio VIII, a concedere il perdono a tutti i pellegrini. Era l’inizio della tradizione dei Giubilei, avrebbero dovuto ripetersi ogni 100 anni. Tale termine fu però disatteso e ridotto molto presto. Già nel 1350 ce ne fu un secondo, mentre a partire dal 1470 il Papa Paolo II stabilì la ricorrenza ogni 25 anni, così da permettere una partecipazione più ampia.
Il primo Giubileo della storia nella mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Ad attestare il primo Giubileo della storia concorrono anche ulteriori manoscritti secolari, tra cui spicca un prezioso codice del 1400 aperto sulla terzina dantesca che cita proprio gli eventi dell’Anno Santo. Dante, infatti, fu testimone (forse proprio oculare) del fitto avvicendarsi di pellegrini a Roma nel 1300, che riutilizzò come immagine per descrivere le due schiere di dannati dell’Inferno che procedono, incontrandosi, nei due sensi opposti. Esattamente come i due gruppi di fedeli, uno in cammino verso San Pietro e uno verso il Monte Giordano, che passavano uno accanto all’altro sul ponte di Sant’Angelo.
Un secondo documento da citare è la copia trecentesca – praticamente coeva all’originale – della Bolla scritta dal Papa per sancire il perdono dei pellegrini recatisi a Roma nell’Anno Santo.
Le illustrazioni di Bernard Picart sul Giubileo alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Non è solo Giotto a raccontare per immagini gli eventi del Giubileo. Molto interessanti per la ricchezza di dettagli sono anche le illustrazioni dell’incisore seicentesco Bernard Picart. Una di esse coglie proprio l’evento inaugurale, così come prescrive il rito della notte di Natale. Si vede il pontefice che batte per tre volte con un martello sulla porta santa di San Pietro – rimasta chiusa e murata dal precedente Giubileo – mentre i penitenzieri rimuovono i residui di muratura. Poi, il papa varca la soglia tenendo in mano una croce; e tutti attorno in coro intonano il Te Deum.
Il Concilio di Nicea nella mostra alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
L’altro tema trattato in mostra è il Concilio di Nicea: un evento chiave nella storia europea e cristiana, i cui segni sono tangibili ancora oggi. La riunione di vescovi che ebbe luogo a Nicea, nell’attuale Turchia, indetta dall’Imperatore Costantino il Grande nel 325. L’obiettivo era trovare una risposta comune a una delle minacce all’unità del Cristianesimo che si stava fortificando sempre più: quella dell’Arianesimo. Ossia l’eresia che non riconosceva il carattere divino di Gesù Cristo. In questo caso, l’illustrazione dell’evento è affidata alla mano di Ludovico Pogliaghi, che ricostruisce un momento del Concilio con l’Imperatore attorniato dai chierici. Vi presero parte ben 318 vescovi, provenienti dai quattro angoli dell’Impero; esposto in una vetrina c’è un libretto piuttosto curioso, con tutti i loro nomi, scritti ciascuno nella propria lingua. Memoria delle tante culture che già allora lo stesso credo religioso aveva riunito. Ancora due documenti valgono la pena di essere menzionati per ricordare le decisioni prese a Nicea che ancora oggi tocchiamo con mano. Il primo è il testo del Simbolo, ossia la preghiera che attesta in modo sintetico la fede cattolica, pronunciato tutt’ora durante il rito della messa. Il secondo, invece, è una pergamena di inizio XII Secolo, con evidenziata in rosso la risoluzione relativa al calcolo della data della Pasqua.Da celebrare – come prescritto allora – la prima domenica di luna piena dopo l’inizio della primavera.
Emma Sedini
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