Storia del Grand Egyptian Museum: il più grande museo archeologico del mondo inaugurato solo in parte

Simbolo del futuro del paese, l’istituzione rientra nell’Egypt Vision 2030 del presidente Abdel Fattah el-Sisi che prevede la riqualificazione dell’altopiano di Giza con l’obiettivo di celebrare la storia dell’antico Egitto

È stato annunciato per la prima volta nel 2002 il GEM – Grand Egyptian Museum, che ha visto aprire solo parzialmente le sue porte (tra Giza e il Cairo) lo scorso 16 ottobre dopo numerosi rinvii. Simbolo del futuro del paese, l’istituzione rientra nell’Egypt Vision 2030 del presidente Abdel Fattah el-Sisi che prevede la riqualificazione dell’altopiano di Giza con l’obiettivo di celebrare la storia dell’antico Egitto. Il progetto nella sua interezza vede un investimento per i primi 20 anni di progettazione e costruzione di circa 1,2 miliardi di dollari (1,1 miliardi di euro) per un totale di 32mila metri quadrati dedicati a più di 100mila reperti, che vanno dalla civiltà egizia fino al periodo greco-romano, in cui è compreso anche l’intero tesoro di Tutankhamon (1341 a.C. – 1323 a.C. circa), per ora conservato al Museo Egizio di Tahrir del Cairo. A seguire l’intervento è lo studio irlandese Heneghan Peng Architects e la costruzione è a opera del colosso belga dell’edilizia BESIX.

La storia del Grand Egyptian Museum

I lavori di costruzione iniziarono ufficialmente nel 2005 ma, come si legge sul sito ufficiale del museo, ci furono numerose battute d’arresto a causa di problematiche di natura ambientale, finanziaria e, soprattutto, politica. Il culmine di questa instabilità fu raggiunto nel 2011 con lo scoppio della primavera araba e la caduta di Mubarak che diede inizio a diversi anni di incertezze per tutto il paese: la mancanza di turismo, in particolare, prosciugò le casse del governo e mise a repentaglio il futuro del museo. Successivamente, grazie a prestiti internazionali (in particolare giapponesi), nel 2014 ripreso i lavori, complice anche una stabilizzazione dell’assetto politico dell’Egitto. Nonostante le problematiche, il GEM ha iniziato ad accogliere i primi visitatori in alcune aree del museo (tra cui l’atrio principale) già nel febbraio 2023 e nell’ottobre del 2024 sono state aperte 12 gallerie principali – organizzate in ordine cronologico e tematico con una selezione di 15mila reperti che attraversano 3mila anni di storia egizia – e i giardini esterni. 

I tesori del Grand Egyptian Museum

L’edificio, caratterizzato da forme triangolari che ritornano come motivi ricorrenti, si trova vicino a uno svincolo autostradale e le pareti a nord e a sud si allineano con la Grande Piramide di Khufu e la Piramide di Menkaure, che distano 2 chilometri. La parte anteriore del museo comprende una grande piazza dove palme da dattero si stagliano sulla facciata in pietra di alabastro traslucida. Al suo interno, sono rappresentate le epoche dell’Antico Regno (2649 – 2130 a.C.) al Periodo Greco-Romano (332 a.C. – 395 d.C.), passando per il Medio Regno (2030 – 1650 a.C.), il Nuovo Regno (1550 – 1070 a.C.), il Terzo Periodo Intermedio (1070 – 664 a.C.) e il Periodo Tardo (664 – 332 a.C.). Ad accogliere i visitatori all’ingresso la statua del leggendario sovrano appartenente alla XIX dinastia Ramses il Grande, risalente a 3mila anni fa: scolpita in granito, l’opera è stata scoperta in frammenti a Menfi nel 1820 dall’egittologo genovese Giovanni Battista Caviglia ed è stata sottoposta a diversi tentativi di restauro prima di essere esposta in Piazza Ramses al Cairo, tra le vibrazioni del traffico e dell’inquinamento. Così dal 2018 il colosso di 11 metri è esposto al GEM. 

Alcune critiche sul Grand Egyptian Museum 

Tuttavia, l’operazione più critica ha coinvolto la barca del sole del faraone Cheope, una delle imbarcazioni più antiche del mondo (ha 4.600 anni), conservata relativamente integra fino ai giorni nostri. Infatti, furono necessari 13 anni per ricostruirla, dopo il rinvenimento nel 1954 in una fossa vicino alla Grande Piramide: la sua fragilità fu motivo di numerose polemiche quando si decise di trasferirla da un piccolo museo a lei dedicato al GEM e i lavori di spostamento richiesero ben 2 anni di preparazione. A questi importanti reperti archeologici si aggiunge il tesoro della tomba del faraone Tutankhamon, rinvenuto nel 1922, che però ancora non è stato trasferito al GEM. La scelta di trasferire buona parte del patrimonio archeologico dell’Egitto al Grand Egyptian Museum non ha comunque lasciato indifferenti i più. Infatti, alcuni avrebbero preferito valorizzare la sede storica del Museo Egizio di Tahrir al Cairo, mentre altri non hanno condiviso lo “svuotamento” dei musei minori del paese, che ora registreranno un calo dei flussi turistici. Comunque, finché il GEM non aprirà ufficialmente nella sua interezza (e non è stato ancora comunicato quando), il museo del Cairo manterrà il suo primato, seguito dal Museo Egizio di Torino e dal British Museum di Londra. 

Caterina Angelucci 

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

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