I dimenticati dell’arte. La storia di Piero Della Vecchia, pittore celebre nel Seicento veneto
La storia di un pittore celebre nel Veneto del Seicento ed oggi pressoché dimenticato forse per il suo essere protagonista più che dell’arte del sistema dell’arte, come accademico, conoscitore ed esperto del mercato

“Simia de Zorzon”, cioè scimmia di Giorgione, in dialetto veneziano. Così Marco Boschini aveva soprannominato il pittore Piero Della Vecchia (1603-1678), misconosciuto protagonista dell’arte veneta del Diciassettesimo secolo. Per Piero, grande amico di Boschini, l’epiteto non era un insulto bensì un complimento, in quanto ne attestava l’abilità di copiare i grandi maestri del secolo precedente. E in effetti di pittura Piero ne aveva masticato fin da bambino, in quanto figlio del pittore Gasparo, di famiglia veneziana ma trasferito a Vicenza, dove il ragazzo era andato a bottega da Alessandro Varotari, detto il Padovanino.
In Veneto i primi incarichi di Piero Della Vecchia
É nel territorio veneto che Piero ricevette le sue prime commissioni, come il gonfalone per la Confraternita dei carmelitani nella chiesa di S. Marco a Pordenone. Una buona spinta per la sua carriera dovette arrivare dal suo matrimonio con la pittrice Clorinda Régnier, figlia del pittore francese Nicolas, che le cronache dell’epoca descrivono come “donna di molto spirito, grande statura e di grande avenenza”. Così Piero si ritrovò a ventisette anni a realizzare i cartoni di due mosaici per la basilica di San Marco, dove venne impiegato dal 1640 al 1674 come “pitor ducal”, responsabile dei nuovi mosaici e del restauro di quelli antichi. Una posizione invidiabile, che lo collocò ben presto nel gotha dei più richiesti artisti della città per il suo pennello, grazie al quale trattava soggetti di arte sacra, con un occhio a Caravaggio e l’altro al francese Trophime Bigot, detto Maestro delle candele.
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L’Accademia di Piero Della Vecchia
Della Vecchia divenne tanto noto da aprire in casa sua un’accademia, frequentata dagli artisti delle nuove generazioni, e non solo per imparare a dipingere, ma anche per ragioni legate al commercio. Quest’uomo “piccolo e smunto, ma di grande presenza, di spirito e molto vivace” era un grande esperto ed intenditore di disegni antichi, che vendeva, insieme al suocero francese, a Paolo del Sera, incaricato di comprare opere d’arte a Venezia per Leopoldo de Medici.
Piero Della Vecchia: un copista, pardon interprete, molto ricercato
Come copista Della Vecchia produsse centinaia di repliche di capolavori di maestri come Giorgione, Tiziano, Romanino, Palma il Vecchio e Bassano. Non si trattava di copie ma di interpretazioni, secondo quanto scrive il suo amico Boschini: “queste imitazioni non sono coppie, ma astratti del suo intelletto, bensì per imitare i tratti Giorgioneschi”. Nonostante fosse attratto da figure popolari, dai tratti caricaturali ed eccessivi, in realtà Della Vecchia aveva rapporti con i membri dell’Accademia degli Incogniti, fondata da Giovan Francesco Loredano, come testimoniano una serie di dipinti, realizzati tra il 1650 ed il’60, che raffigurano temi matematici e cabalistici. Le sue opere sono presenti in diversi musei del Veneto, e una bella selezione di dipinti si può ammirare al palazzo Chiericati di Vicenza, valorizzati da un allestimento moderno e funzionale.
Ludovico Pratesi
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Ludovico Pratesi
Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…