Museo Macro. Gli artisti in residenza escono dagli studi
Trasformazione e mutevolezza. Apparizioni e simulazioni. Mistificazioni e meraviglia. Poi un viaggio alla ricerca dell’essenza di “ciò che è vivo”. Sono queste le parole chiave attorno a cui ruotano le mostre degli artisti in residenza al Museo Macro di Roma. Da un lato le complesse macchine teatrali del Bernini in tutta la loro modernità, messe in scena dal collettivo Gli Impresari; dall'altro Emanuela Ascari, che rivive il rapporto uomo/natura in modo del tutto singolare.
BERNINI IL REGISTA TEATRALE
Performance originali ed esclusive. Un mix di moda, teatro e scultura. Si rimane a bocca aperta dinnanzi al complesso e maestoso lavoro realizzato da un originale collettivo artistico impegnato nel lavoro di ricerca sulle forme del teatro barocco. “L’opera è, senza alcun dubbio, esaltazione delle macchine nella loro complessità. Il nostro punto di partenza è infatti ‘La commedia delle macchine’ di Gian Lorenzo Bernini, opera incompleta il cui profondo significato è volto a mettere in luce il forte connubio fra arte e modernità, ribaltando il palcoscenico ed esponendo i macchinari in un nuovo, autonomo contesto contemporaneo, avulso da quello di appartenenza ma pieno di fascino”. Son queste le parole con cui Marco di Giuseppe, uno de Gli Impresari, racconta la loro sfida: mettere in scena una macchina teatrale fallimentare a distanza di quattro secoli, per rileggerla con una nuova mutevolezza e coglierne quel fascino che ancora la caratterizza.
GLI IMPRESARI IN UN MUSEO… TRABALLANTE
Il collettivo è formato da Edoardo Aruta, Marco Di Giuseppe, Rosario Sorbello. Il loro studio parte proprio dal regista, mettendolo in scena assieme al suo copione che, nato per essere un mezzo di trasmissione politica attraverso cui il potere consolidava il proprio prestigio, diviene oggi un mezzo di trasmissione artistica nel suo insieme.
Un progetto ambizioso realizzato al Macro, all’interno di una macchina che ormai non funziona più molto bene ma che come sempre riesce a dimostrare grandi potenzialità. “È grazie al supporto di persone valide che vi lavorano all’interno che le brutture sono passate in secondo piano e che, persino una struttura ormai malfunzionante, è diventata lo spazio ideale della commedia”.
Sì, perché l’arte è ambiguità. Un tempo la chiamavano catarsi, oggi ognuno è libero di chiamare quella sensazione di bellezza come vuole, perché “non è più l’opera ad andare verso il pubblico, è il pubblico che va verso l’opera e ne coglie, in modo mutevole, le sue sfaccettature”. È questo lo spirito che anima Gli Impresari, che presto inizieranno la loro tournée in giro per l’Italia, dando nuova vita a quelle storiche macchine teatrali.
LA TERRA AL MUSEO
A rappresentare “ciò che è vivo” (seppur in chiave completamente diversa) c’è anche Emanuela Ascari, altra artista in residenza che, dopo aver attraversato l’Italia intera e aver incontrato agricoltori organici e biodinamici, ha deciso di condividere le loro conoscenze e pratiche legate alla relazione uomo/natura e di fare, di quel profondo equilibrio, un laboratorio d’arte.
E pare essere riuscita nel suo intento con la mostra finale di Ciò che è vivo, quello con cui si viene a contatto ogni giorno senza dargli troppa importanza, ciò che si tocca con le mani, proprio come la terra, senza coglierne la vera essenza. Questa volta la protagonista è proprio lei, la natura, che al Macro racconta attraverso le sue forme e movimenti gli sviluppi delle visioni e pratiche di un’agricoltura organica e consapevole.
Flavia Zarba
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