Nicola Costantino. In omaggio a Hieronymus Bosch
Nel 2016 si celebrano i cinquecento anni dalla morte di Hieronymus Bosch, pittore fantastico e misterioso, con una serie di mostre. Dopo la rassegna ospitata fino all’8 maggio dal museo olandese di s-Hertogenbosch, la sua città natale, sarà la volta del Prado. 65 opere, tra dipinti e disegni, ruoteranno attorno al suo quadro più celebre: “Il Giardino delle Delizie”. Nicola Costantino, eclettica artista italo-argentina, sta preparando un omaggio al famoso trittico: una via di mezzo tra un’immensa fotografia e un diorama a cui sarà dedicata un’intera sala del Centro Cultural Kirchner a Buenos Aires. L’opera viaggerà poi a Madrid in occasione di Arco.
UN’ARTISTA ECLETTICA
Nicola Costantino (Rosario, 1964) esordisce come artista alla Biennale di San Paolo del 1998 con la sua “pelletteria umana”, una collezione di scarpe, borse, ma anche cappotti e palloni da calcio, che paiono fatti di pelle umana. Da quel momento si aprirono diversi capitoli del suo lavoro, senza mai chiudere il precedente: passando attraverso le sue “chancho bolas” (sculture che calcano i feti degli animali), Costantino approdò alla fotografia nel 2007, con l’aiuto dell’amico fotografo Gabriel Valansi. Fu allora che iniziò a mettersi al centro della propria arte, e a reinterpretare, fotografandosi, i grandi maestri: da Man Ray a Leonardo. “Lavorare su un’opera estremamente conosciuta dalla gente è un’arma a doppio taglio: ti regala l’attenzione del pubblico, ma anche la sua critica severa”.
Giunge al video nel 2010, anno in cui scelse di rimanere incinta, da sola, attraverso la banca dello sperma. “Lavoravo con il mio corpo, e pensavo che avere un figlio a 45 anni l’avrebbe devastato”. Così decise di creare “la doppia”: un suo clone che rimanesse attraente, e anche che le tenesse compagnia. Accadde però l’opposto: con la gravidanza, ogni giorno Nicola diventava più bella, e la sua doppia andava assomigliando sempre più a sua madre. Quando nacque suo figlio non voleva che lui la vedesse, le faceva paura. “Presi la difficile decisione di disfarmene”. Girò un cortometraggio, il suo primo: Trailer.
TRA STORIA E SELFIE
Nel 2013 presentò alla Biennale di Venezia una grande video-installazione su Eva Peron. “Il mio lavoro più difficile”, dice, “ho dovuto confrontarmi con la pesante tradizione politica, il dogmatismo, i sessant’anni di contemporaneità di Evita: non è mai diventata parte del passato. E poi, la cosa più complicata: abbattere quel modo binario di rappresentarla, mentre lei era così molteplice”.
Com’è fare autoritratti all’epoca del selfie, che lei definisce narcisistico e poliziesco? “I miei autoritratti sono l’opposto del selfie: scelgo con cura cosa mostrare di me, nessun dettaglio è lasciato al caso, e così è anche una maniera di proteggere la mia vita privata, sono estremamente timida. Pensa a Cindy Sherman, si fotografa sempre ma non sai niente della sua vita. Io do un pochino più di me”. Nicola segue un filo che la lega alla grande tradizione di Frida Kahlo, Francesca Woodman, Ana Mendieta, la cui ricerca è incentrata sul corpo, il proprio.
NEL GIARDINO DI BOSCH
Con Il Giardino delle Delizie, però, “mi si vedrà in faccia soltanto in quattro situazioni, al centro come Venere di Botticelli ma con ali di carcassa, che controlla le diverse scene intorno a lei”. Attorno, altri personaggi, umani e animali.
“I cinquecento anni dalla morte di Bosch sono un avvenimento importante, che mi ha dato inizialmente un gran timore. ‘Il Giardino delle Delizie’ è un’opera così scura, viziosa, conturbante, cosa farò io? – pensavo. E quando ho capito che anche il mio lavoro aveva queste caratteristiche, ho anche capito che avevo il permesso di accostarla. Farò un ‘Giardino delle Delizie’ con le preoccupazioni e le paure di oggi: ci sarà anche una Gerusalemme in fiamme. Niente fa più paura della guerra in Medio Oriente”.
Alla domanda sul futuro della sua arte, Costantino risponde: “Non ho mai saputo cosa sarebbe venuto dopo, ma la vera sfida, nonostante un’epoca in cui i generi si fondono, sarebbe riuscire a rappresentare un uomo: non c’è niente di più distante da me”.
Neige De Benedetti
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