Fabbrica del Cioccolato. Arte contemporanea in Ticino
Immersa nell'incantevole paesaggio montano del Canton Ticino, la Fondazione La Fabbrica del Cioccolato è pronta a inaugurare il suo programma biennale di attività artistiche. Si comincia con due interventi di arte pubblica, che abbiamo visitato in anteprima.
DAL CIOCCOLATO ALL’ARTE
“Noi artisti siamo socialmente inutili, ma il nostro intervento può modificare la percezione delle cose e dei luoghi. E suggerire allora soluzioni, nuove possibilità”. Così Daniel González ci ha spiegato il senso del suo lavoro site specific – e di quello che, in parallelo, sta realizzando la veronese Anna Galtarossa – presso la neonata Fondazione La Fabbrica del Cioccolato; istituzione dal nome immaginifico ma quanto mai radicata nella realtà storica di un distretto del Canton Ticino e di una valle in particolare, quella di Blenio.
Poco a nord a di Bellinzona, infatti, sorge tuttora l’ex complesso industriale Cima Norma. A Torre-Blenio, il topos della fabbrica di novecentesca memoria e quello – quasi fiabesco, di certo bucolico – della valle alpina si sono incontrati oltre un secolo fa, già allora generando una percezione “modificata” di entrambi gli stereotipi paesaggistici. Complice innanzitutto il ruolo di propulsore economico avuto dall’impresa cioccolatiera per il territorio circostante, la fabbrica e la valle hanno saputo “legare” i rispettivi destini sin dai primi anni del Novecento.
La loro è una storia fatta, più che di macchinari, di generazioni di lavoratori e persino di bambini che oggi – divenuti adulti, se non anziani – ricordano ancora i tempi in cui, una volta a settimana, si presentavano davanti ai cancelli della Cima Norma per farsi regalare il nougat. A raccontarci simili aneddoti è stato lo stesso González, calatosi felicemente nel ruolo di depositario delle memorie collettive e loro “traghettatore”, verso la nuova dimensione che il complesso architettonico si propone di assumere nell’immediato futuro.
DA FABBRICA A LABORATORIO
Il sito di archeologia industriale non verrà riadattato a museo perché, oltre a non voler concorrere con le istituzioni già presenti nel Canton Ticino (a cominciare dal LAC di Lugano), resta più vicino a quella vocazione produttiva che ne ha visto la nascita. A cominciare dai due interventi che inaugureranno la Fondazione La Fabbrica del Cioccolato il prossimo 21 maggio – e al cui work in progress abbiamo assistito per una giornata –, il programma del direttore artistico Franco Marinotti punta a fare della nuova istituzione un laboratorio: una fucina di idee invece che di prodotti, luogo per preservare e permettere l’evoluzione di pratiche artigianali; secondo uno spostamento dell’economia locale dal settore secondario a quello terziario, dalla produzione di massa alla creazione di unicità, com’è tipico della società postindustriale.
Se il contrasto tra fabbrica e paesaggio montano si è rivelato fruttuoso per la comunità svizzera, il “nuovo corso” della Cima Norma sembra proprio indirizzarsi lungo lo stesso solco: per i prossimi due anni, le attività culturali si svilupperanno tutte attorno al concetto di Foreignness – o “estericità”, secondo il neologismo coniato proprio per tradurre la condizione positiva di non-appartenenza a un luogo, al cui patrimonio si possono quindi apportare contributi originali, non per forza in opposizione.
MEMORIA E FUTURO
Da una parte, infatti, Anna Galtarossa porta la sua Kamchatka ’16 nel “luogo della memoria” degli abitanti della valle. Trait d’union tra gli elementi “esterici” dell’artista e l’ex fabbrica è l’idea di viaggio, o meglio il percorso – in senso letterale – che l’artista globetrotter invita a compiere individualmente tra i suoi ricordi raccolti in giro per il mondo e ripensati per il piano superiore dello stabilimento. L’innesto tra mappa mentale e ambienti reali risulta ancora più riuscito se si pensa che i binari, lungo i quali si dipana il percorso espositivo, non sono soltanto funzionali alla fruizione dell’opera: sono un retaggio dell’industria stessa, che ne faceva uso per il trasporto delle materie prime lungo la catena della produzione manifatturiera.
Analogamente, Daniel González interviene all’esterno della Fondazione dialogando con il contesto, sia a livello formale che umano-antropologico. Perché sono gli operatori della Protezione Civile e i giovani della valle, a comporre lo staff dell’artista per erigere il suo Paper Building. “Se avessi portato i miei colori, non avrei toccato gli abitanti neppure di striscio“: così González giustifica la scelta di creare un imponente monocromo, sovrapposto ai muri perimetrali. La nuova facciata non si sostituisce all’esistente – tant’è, le centinaia di metri quadrati di carta vengono applicate con un collante completamente degradabile e l’utilizzo di ponteggi mobili ha evitato qualsiasi perforazione delle superfici murarie: se ne prende cura, liberandola da decenni di ridipinture per riportarla allo stato di tabula rasa, su cui è possibile – o no, spetterà agli abitanti scegliere – scrivere una nuova storia.
Caterina Porcellini
Torre-Blenio // fino al 30 settembre 2016
inaugurazione: 21 maggio 2016 ore 18
Daniel González – Paper Building
Anna Galtarossa – Kamchatka ’16
LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO
Strada Vecchia 100
+41 (0)91 9722714
[email protected]
www.lafabbricadelcioccolato.ch
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati