Disegnare le parole. Mimmo Paladino a Milano
Museo del Novecento, Milano – fino al 4 settembre 2016 // Galleria Christian Stein, Milano – fino al 18 luglio 2016 // Galleria Christian Stein, Pero – fino all’8 ottobre 2016. Un Paladino per tre mostre: quarant’anni di lavoro per uno dei protagonisti della cultura figurativa italiana del Novecento. Dipinti, sculture, grandi istallazioni, oltre a un affondo sull’opera grafica con cui l’artista ha illustrato alcuni capolavori della letteratura di tutti i tempi. Da Eschilo a Dante, da Joyce a Pavese.
DENTRO IL LINGUAGGIO
C’è qualcosa di arcaico, di ostinatamente primitivo in quasi tutta la produzione di Mimmo Paladino (Paduli, 1948), protagonista di due esposizioni milanesi divise in tre sedi, al Museo del Novecento (Disegnare le parole: Mimmo Paladino tra arte e letteratura) e nei due spazi della Galleria Christian Stein di Milano e di Pero. Verrebbe anzi da dire “necessariamente” primitivo, per un artista che, da quarant’anni ormai, lavora intorno a un’arte concepita come “un lento procedere intorno al linguaggio dei segni”. E il procedere dentro il linguaggio dei segni non può essere che un processo a ritroso, uno scavo fino ai termini minimi della nostra comprensione del mondo, del nostro rapporto figurale con la realtà.
Per Paladino questa ricerca si è tradotta nell’elezione di pochi elementi continuamente rielaborati entro gamme cromatiche essenziali, con forte valenza simbolica, il nero, il rosso, il bianco, il giallo o l’oro: secondo Plinio i colori fondamentali, in un’affermazione che tanto ha fatto discutere sulle tecniche pittoriche in uso nell’antica Grecia.
Sarà, probabilmente, solo un caso, ma resta innegabile il pulsare di una tradizione anticamente mediterranea e classica nelle opere di Paladino, fino ai primi “ritorni” dichiarati alla pittura (per altro mai davvero abbandonata) dopo le concessioni all’arte concettuale e alle sperimentazioni fotografiche, nel segno della Transavanguardia di Achille Bonito Oliva.
UN IMPATTO EPICO
La tensione monumentale ed epica di Paladino si presenta con forte impatto scenografico nella sala milanese della galleria Stein, occupata al centro da un grande cavallo di legno, abbattuto al suolo, circondato, alle pareti, dalle tavole della serie Corali, del 1992, nate come tributo al sacrificio di Giovanni Falcone e Giuseppe Borsellino. È un coro tragico a celebrare le spoglie esanimi del simulacro equino, mentre dai quadri affiorano lacerti di figure umane e simboli mediamente decifrabili da un sostrato bianco, come di calce spenta o cumuli di macerie.
Gli uomini ridotti a ombre, a rappresentazioni totemiche, essenziali, si ritrovano nella maggior parte del lavoro di Paladino, argomentato per sezioni tematiche negli ampi saloni che riprendono a Pero la monografica sull’artista diretta da Eduardo Cicelyn. Qui è riallestita anche, per la prima volta dopo 28 anni, la fortunata installazione presentata alla Biennale di Venezia nel 1988: un compendio delle predilezioni paladiniane, nel contrasto tra l’oro dei simboli geometrici alle pareti e l’ombrosa matericità delle fusioni metalliche. Figure nere, combuste, spesso sopravvissute a brandelli, come calchi di civiltà pompeiane dissepolte dal tempo, tornano con insistenza, dalle sculture alle pitture degli Anni Ottanta fino ai lavori recenti (Senza titolo, 2006), e diventano filo conduttore della prolifica attività grafica e calcografica di Paladino, raccontata in parte nella mostra curata da Giorgio Bacci all’Arengario.
IN DIALOGO CON LA LETTERATURA
L’obbiettivo si stringe qui sull’illustrazione libraria, che ha portato Paladino a confrontarsi con alcuni capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi, dall’Agamennone di Eschilo alla Divina Commedia, dall’Ulisse di Joyce alla La luna e i falò di Pavese. Il “linguaggio dei segni” dell’artista campano trova un naturale corrispondente nel linguaggio della scrittura, provando di volta in volta a piegarsi alle esigenze narrative o poetiche dell’opera illustrata. Restano, senza mai sovrapporsi, i sintagmi di una cifra stilistica fortemente riconoscibile: ecco le figure nere, le teste dai profili netti, come incise su medaglie o antichi rilievi, separate dal mondo dal limite esistenziale di precise linee di contorno. E resta il bisogno di lavorare dentro la materia, mischiando tecniche incisorie diverse sulla stessa pagina, materiali e assemblaggi complessi che traducono i volumi stampati da libri illustrati a veri e propri libri d’artista.
Il personaggio che su tutti sembra meglio corrispondere all’universo di Paladino è Don Chisciotte, forse perché questo altro triste paladino, folle e visionario, ha lottato per tutta la vita contro le stesse ombre e gli stessi fantasmi che nutrono la sua fantasia. Alcuni dei disegni più belli tra quelli esposti sono dedicati all’illustrazione del capolavoro di Cervantes, tradotto anche in un film, Quijote, con Peppe Servillo nei panni di Don Chisciotte e Lucio Dalla, nella sua ultima apparizione televisiva, in quelli di Sancho Panza. Un film surreale dall’alta tenuta estetica, accolto con entusiasmo alla sua presentazione, nel 2006, alla Biennale di Venezia.
Stefano Bruzzese
Milano // fino al 4 settembre 2016
Disegnare le parole – Mimmo Paladino tra arte e letteratura
a cura di Giorgio Bacci
MUSEO DEL NOVECENTO
Via Marconi 1
02 88444061
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www.museodelnovecento.org
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Milano // fino al 18 luglio 2016
Mimmo Paladino
a cura di Eduardo Cicelyn
CHRISTIAN STEIN
Corso Monforte 23
02 76393301
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http://www.artribune.com/dettaglio/evento/53175/paladino/
Pero // fino all’8 ottobre 2016
Mimmo Paladino
a cura di Eduardo Cicelyn
CHRISTIAN STEIN
Via Vincenzo Monti 46
02 38100316
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www.galleriachristianstein.com
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