Quanto è contemporanea Livorno. Parola a Carico Massimo
Una delle realtà culturalmente più attive del centro toscano si racconta. Dalle origini ai futuri sviluppi di una ricerca attenta alle esigenze dell’arte contemporanea e della comunità locale.
PRODUZIONE E RICERCA
Carico Massimo nasce nel 2012 all’interno degli affascinanti ex Magazzini Generali del porto di Livorno come luogo d’incontro e sperimentazione tra diverse economie artistiche. Carico Massimo è caratterizzato prevalentemente dalla presenza di artisti, anche se nel gruppo di lavoro confluiscono diverse figure professionali.
Chi fa parte dell’associazione attualmente? Enrico Bertelli, Federico Cavallini, Valentina Costa, Dario Gentili, Juan Pablo Macias, Gabriele Morleo, Fabrizio Paperini, Alessandra Poggianti, che si definiscono “un collettivo umano che produce arte da materie, velocità e temperature diverse”. Nel corso di oltre quattro anni di attività all’interno degli ex Magazzini Generali, Carico Massimo ha creato uno spazio di produzione e ricerca artistica, ospitando oltre venti personalità creative che hanno condotto a Livorno la loro ricerca e sviluppato progetti specifici in uno spazio industriale di oltre 300 mq.
Il percorso espositivo ha avuto inizio con l’artista inglese Colin Darke, che ha lavorato alla sua opera per una settimana all’interno del magazzino, ed è proseguito negli anni dando vita a un piccolo atlante trans-generazionale, con la presenza di personalità artistiche consolidate come Gianfranco Baruchello, che ha sviluppato un progetto partendo dagli archivi della città, Jimmie Durham e Maria Thereza Alves, ospitati all’interno della piattaforma Livorno in Contemporanea, Paolo Baratella, che ha installato un importante lavoro degli Anni Settanta, fino ad artisti mai presentati in Italia ma ben noti in Europa, come Babi Badalov, artista dell’Azerbaijian, da anni rifugiato politico a Parigi. A fianco di questi nomi sono stati invitati artisti più legati al territorio come il pittore Antonello Bulgini, il sodalizio artistico Ciboideale e Pietro Riparbelli, e artisti emergenti come Luca Pozzi e Gianluca Concialdi, e il fotografo cult Jacopo Benassi. Grazie alla collaborazione con Villa Romana, il centro di produzione di arte contemporanea e scambi internazionali di Firenze, lo spazio ha potuto ospitare artisti stranieri quali Mariechen Danz, Daniel Maier-Reimer, Shannon Bool, Heide Hinrichs e artisti italiani legati da rapporti di collaborazione con la Villa come Leone Contini, Filippo Manzini e Giacomo Laser.
Dallo scorso anno, Carico Massino ha consolidato il dialogo con le istituzioni locali e regionali, da cui è nato un vero e proprio public program diffuso in diversi spazi della città. Si chiama Livorno in Contemporanea ed è una piattaforma che ha coinvolto artisti, teorici e curatori, oltre ad associazioni e cooperative cittadine. Tra questi ricordiamo Pietro Gaglianò, che ha svolto a Livorno la sua ricerca sulla nozione di monumento e memoria collettiva pubblicata nel libro Memento (postmediabooks, 2016). A ripercorrere questi anni di attività è la mostra Resume, dove sono stati invitati tutti gli artisti che hanno lavorato con Carico Massimo.
WHY HERE? ALVES E DURHAM
Tra i progetti che segnano la storia di Carico Massimo c’è quello di Maria Thereza Alves e Jimmie Durham, due figure chiave dell’arte contemporanea internazionale, che lo scorso novembre hanno proposto due nuovi progetti. Dopo l’esperienza di un loro breve soggiorno a Livorno, Alves ha proposto un progetto per il Mercato Centrale e Durham per gli spazi esterni degli ex Magazzini Generali, dove ha sede l’associazione.
Maria Thereza Alves (San Paolo, 1961) è un’artista che da anni realizza lavori site specific sui temi dell’arte e dell’ecologia, delle storie locali e ambientali che coinvolgono botanici, archivi e comunità. L’artista brasiliana ha proposto un progetto per Livorno che si concentra intorno al Mercato Centrale della città e i suoi frequentatori, attivando un processo di condivisione di conoscenza fra tutte le persone coinvolte. Venditori ambulanti, commercianti, ricercatori universitari, immigrati, rifugiati politici, cittadini livornesi hanno partecipato alla realizzazione di due videointerviste rispondendo alle domande: “Perché sei qui?” e “Qual è la tua pianta preferita?”. I video sono stati installati all’interno degli spazi commerciali del mercato insieme a una freepress frutto di ricerche sui prodotti agricoli che transitano attraverso il porto di Livorno. Un cuoco professionista, Massimo Neri, ha realizzato delle pietanze, combinando cucina tradizionale e ricette che manifestano l’influenza dei nuovi residenti provenienti da diverse aree del mondo. Il menu è stato servito al pranzo d’inaugurazione.
Jimmie Durham (Washington, Arkansas, 1940) è artista, poeta, scrittore e attivista politico. Practically Pinnacle è il titolo della sua installazione, che è stata allestita nello spazio esterno degli ex Magazzini Generali di Livorno. Il titolo fa riferimento all’architettura, in particolare a un elemento, il “pinnacolo”, che ha una funzione strutturale e contribuisce alla statica di un edificio, ma allo stesso tempo crea la possibilità di trasformarsi in decorazione. L’opera è stata realizzata assemblando oggetti di recupero ferro, legno, ghisa, materiali per l’edilizia su cui è stata istallata una vasca da bagno. Un lavoro che, come suggerisce Durham, “può ricordare alle persone Luis Buñuel o una forma più elevata di Marcel Duchamp”.
TAVOLI E RESIDENZE
Quest’anno Carico Massimo sta lavorando alla definizione di un programma di residenze che ospiteranno in città non solo artisti, ma professionisti di diversi ambiti della cultura contemporanea. Un programma multidisciplinare che include performer, videomaker, musicisti, ma anche curatori, critici, filosofi, architetti, che utilizzeranno lo spazio urbano come terreno di lavoro coinvolgendo le nuove generazioni in seminari, workshop e progetti espositivi.
Livorno è una città che nella sua storia ha radicato il senso di ospitalità e accoglienza tra diverse culture. Questo tipo di programmazione ci permette di ripensare a questi principi e contemporaneamente lavorare per la valorizzazione del territorio attraverso la cultura. Carico Massimo intende, così, partecipare alla definizione di un sistema territoriale basato su un lavoro in rete, obiettivo che viene portato avanti anche dal Tavolo Toscano, di cui è stato affidato il coordinamento ad Alessandra Poggianti. Nato lo scorso anno, in occasione del Forum dell’arte contemporanea italiana organizzato dal Centro Pecci di Prato, il Tavolo riunisce i principali referenti della cultura della Regione Toscana e funziona come strumento di regolamentazione e promozione del contemporaneo in Toscana; le prime proposte che il Tavolo sta formulando seguono proprio la linea di una progettualità integrata e coordinata.
I nuovi progetti di Carico Massimo vanno in questa direzione e intendono radicare un’offerta culturale nelle comunità locali. Il programma vede protagonisti alcuni nomi internazionali come Mario de Vega, Jean-Luc Moulène, il curatore franco-messicano Michel Blancsubé, al lavoro in città e con le generazioni più giovani.
Carico Massimo
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #31
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