Le creature fluide di Rochelle Goldberg. A Bergamo

GAMeC, Bergamo – fino al 15 gennaio 2017. Un grande ambiente accoglie lo stralcio di un mondo post atomico, in cui serpenti si trasformano in pellicani e la sensazione angosciosa si equilibra con la poesia di un universo nel quale natura e artificio coesistono in geometrica armonia.

Si intitola No Where, Now here l’installazione di Rochelle Goldberg (Vancouver, 1984), intuitiva e potente al tempo stesso, che trasporta i visitatori della mostra bergamasca in un ambiente neutro, completamente rivestito da un colore sui toni del marrone. Qui si calpesta una soffice moquette fino a raggiungere le creature che lo abitano, ibridi tra serpenti e pellicani, voraci predatori sorvegliati a loro volta da un candido gufo bianco. La giovane artista canadese lavora con moduli di ceramica costituiti da stringhe cromate arrotolate su sé stesse, moduli che servono a dare forma a qualsiasi essere entri nella composizione, sia esso naturale o artificiale.
Il gufo bianco, a metà fra un sovrano e una divinità, pare relazionarsi soltanto con la dea posizionata al centro della stanza e costituita da una maschera di ceramica e una struttura in ferro. Oltre loro, questi volatili striscianti, che sembrano intrappolati nel loro stesso fluido pesante e scuro, si lasciano osservare quasi fossero animali in uno zoo, scoperti nella loro quotidianità.

LE ANALOGIE CON BELLINI
In realtà a ispirare questa composizione è un dipinto di Giovanni Bellini, la Madonna del Prato. L’installazione proposta dai due curatori dell’istituzione bergamasca – Sara Fumagalli e Stefano Raimondi – è infatti un’opera che Rochelle Goldberg aveva già presentato alla collettiva Mirror Cells al Whitney Museum of American Art di New York ma leggermente variata. Nello spazio zero di GAMeC la scultrice ha potuto indagare ulteriormente la sua installazione e il rapporto con questo dipinto quattrocentesco che serve da guida, non tanto per le varianti iconologiche nascoste al suo interno, ma per l’aspetto composito che vede la Vergine al centro e la scena naturale alle sue spalle. In questo senso la “divinità” frontale acquista un valore protettivo in base al quale l’equilibrio emotivo della composizione cambia a seconda della posizione dell’osservatore.

Rochelle Goldberg, No Where, Now Here, 2016 - Courtesy l’artista e Miguel Abreu Gallery, New York – installation view at GAMeC, Bergamo 2016 - photo Roberto Marossi

Rochelle Goldberg, No Where, Now Here, 2016 – Courtesy l’artista e Miguel Abreu Gallery, New York – installation view at GAMeC, Bergamo 2016 – photo Roberto Marossi

IL CONCETTO DI FLUIDITÀ
Allo stesso tempo occorre rapportarsi al fatto di trovarsi dinnanzi a bestie cannibali, che si cibano degli stessi moduli di cui sono composti e a strutture aride che definiscono un ambiente asettico, quasi desertico. Il concetto di fluidità dei corpi e di commistione fra le figure è reso sagacemente in questa opera come in Hands replace the deck da un materiale “altro” – in un caso un insieme di sabbia lavica e semi e nell’altro di resina –, che unisce i vari elementi scultorei sottolineandone l’appartenenza a un unico centro vitale.
Le sensazioni provocate da No Where, Now here sono quindi molte e sviluppate su gradi di comprensione diversi, come solo i lavori migliori sanno fare. Quello che Rochelle Goldberg riesce a stimolare è il pensiero, invitando lo spettatore a innescare un immediato sistema di relazioni.

Astrid Serughetti

Bergamo // fino al 15 gennaio 2017
Rochelle Goldberg – No Where, Now Here
a cura di Stefano Raimondi e Sara Fumagalli
GAMEC
Via San Tomaso 53
035 270272
www.gamec.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57824/rochelle-goldberg-no-where-now-here/

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Astrid Serughetti

Astrid Serughetti sta costruendo in questi anni la sua personale carriera artistica, nel frattempo ha acquisito l’abilitazione da giornalista pubblicista e collabora con diverse riviste e quotidiani locali per le sezioni di arte e cultura. Si occupa anche di didattica…

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