Strenne in forma di libro. Chicche d’artista #1
Un libro d’arte è per sempre. Insomma, non proprio come un diamante, però in genere costa parecchio meno. E fa la sua figura. Da qui a Natale, allora, vi consiglieremo qualche decina di pubblicazioni che potrebbero far bella mostra di sé, una volta incartati e messi sotto l’albero. Iniziamo con una prima tranche di chicche d’artista.
DOUG AITKEN. SCULPTURES 2001-2015
La curatela è dello stesso artista, Doug Aitken (Redondo Beach, 1968), insieme a Lionel Bovier, neodirettore del MAMCO di Ginevra. Il testo è firmato da Steve Erickson, scrittore ahinoi troppo misconosciuto in Italia; il design da Dylan Marcus, anch’egli losangelino come Erickson; il photoeditor è Max Schwartz, autore – fra mille altre cose – del progetto Tinder Headshots. Basterebbe tale colophon, che è pure parziale, per convincersi della qualità estrema di questo libro d’artista edito dalla casa editrice zurighese JRP|Ringier – al netto del fatto che sia l’editore che l’artista curano sempre in maniera pressoché maniacale le rispettive pubblicazioni.
Quel che resta, tuttavia, è importante e soprattutto fondamentale: ovvero l’opera di Aitken. Insieme a ventinove brevi testi di Erickson, qui viene presentata l’opera scultorea dell’artista californiano, che nella gran parte dei casi si esplicita in un’espressione tridimensionale di brevi frasi o, ancora più spesso, di un’unica parola. Il testo, tuttavia, è perturbante in se stesso o a causa della discrasia fra parola e materiale, oppure fra parola e immagine che ne copre la superficie. Così un gaio neon bianco vende sogni a 99 centesimi (99c dreams, 2007), la sospensione di un momento magico è illustrato dal crollo di un palazzo (Magic, 2013), il focolare domestico dispiega la sua letteralità sul terreno lunare (HOME, 2014). La complicazione del rapporto fra significante e significato.
Doug Aitken & Lionel Bovier (a cura di) – Doug Aitken. Sculptures 2001-2015
JRP|Ringier, Zurigo 2015
Pagg. 168, € 57
ISBN 9783037644201
http://www.jrp-ringier.com/
http://www.dougaitkenworkshop.com/
Come il vento tra i salici – animation by Valerio Berruti, music by Gianmaria Testa
VALERIO BERRUTI. COME IL VENTO TRA I SALICI
Anche questa è la storia di una collaborazione. È la storia che Paola Farinetti racconta nelle prime pagine di questo flipbook che è tale e che al contempo è molte altre cose – ed emozioni. È la storia di un artista, Valerio Berruti, nato e radicato nelle Langhe e perciò “langhetto”; un artista che a Londra acquista da un antiquario un’edizione del 1917 de Il vento tra i salici di Kenneth Grahame, pubblicato nel 1908 e pietra miliare britannico della letteratura per l’infanzia. Su quel libro, Berruti disegna: 71 figure infantili, un bambino seduto a terra, che guarda verso l’alto; figure che si animano, appunto, con la tecnica del flipbook: il libro si sfoglia rapidamente e il bambino si muove.
Ma cosa lega Berruti a Grahame? Le Langhe, appunto, nella figura di Beppe Fenoglio, che quel libro lo tradusse (sarebbe meglio dire: lo interpretò) in quel periodo terribile e glorioso del nostro Paese e della città di Alba, durante l’occupazione nazifascista; una traduzione che uscì per Einaudi e che però era ormai introvabile, e che ora – in questo libro – ritrova vita: a destra scorre l’edizione del 1917 coi disegni di Berruti, a sinistra la versione italiana di Fenoglio. E poi c’è la musica, quella di Nuovo, brano di Gianmaria Testa, cantautore scomparso proprio ad Alba il marzo scorso, che in questo progetto era stato coinvolto sin dall’inizio; una canzone che accompagna la videoanimazione, ma anche la lettura della storia di Grahame-Fenoglio. E se volete vedere il tutto nel luogo più evocativo, da pochi giorni l’installazione è permanente al Centro Studi Beppe Fenoglio di Alba.
Valerio Berruti. Come il vento tra i salici
Gallucci, Roma 2016
Pagg. 256, € 24
ISBN 9788893480826
http://www.galluccieditore.com/
http://www.centrostudibeppefenoglio.it/
http://www.valerioberruti.com/
UMBERTO BOCCIONI. ATLAS
1955: Raffaella Amelia Boccioni, sorella di Umberto Boccioni e vedova di Guido Valeriano Callegari, dona un fondo di documenti di quest’ultimo alla Biblioteca Civica di Verona. 2012: Agostino Contò, direttore della biblioteca, scopre “tre cartelle contenenti materiali a stampa diversi montati su fogli di carta con la tecnica del collage”. La mano è quella di Boccioni. La prima cartella raccoglie riproduzioni di opere d’arte e affiche dalla fine dell’Ottocento al 1909, come ricorda la seconda curatrice del volume, Francesca Rossi, mentre le altre due sono una sorta di rassegna stampa del Futurismo e dello stesso Boccioni nel primo lustro degli Anni Dieci del XX secolo. Il ricordo va ovviamente a Mnemosyne di Aby Warburg, ma anche alla compulsiva raccolta effettuata da Gerhard Richter, edita l’anno scorso da Walther König.
Cade così – definitivamente? – la retorica marinettiana su un Boccioni “culturalmente impreparato”, una specie di tabula rasa su cui s’inalbererebbe il Futurismo. Ben diverso è il ritratto che emerge grazie a questo Atlas, da leggersi, sottolinea ancora Francesca Rossi, fianco a fianco con i diari, in una mescolanza verbo-visiva che arricchisce reciprocamente i linguaggi e dà vita a una procedura ecfrastica in continua tracimazione da un mezzo a un altro. Dove la citazione e il rimando sono un filo rosso che muta di continuo direzione, con un approccio che – se non si trattasse di un palese anacronismo – potremmo definire postmoderno. (Se volete strafare, accoppiate questo Atlas con la biografia dell’artista scritta da Gino Agnese.)
Agostino Contò e Francesca Rossi (a cura di) – Umberto Boccioni. Atlas
Scalpendi Editore, Milano 2016
Pagg. 224, € 25
ISBN 9788899473273
http://www.scalpendieditore.eu/
Gino Agnese – Umberto Boccioni. L’uomo che sfidò il futuro
Johan and Levi, Milano 2016
Pagg. 400, € 29
ISBN 9788860101761
http://www.johanandlevi.com/
ETTORE FAVINI. ARRIVEDERCI
Non può che far bene, a un artista, essere amorevolmente stretto fra le cure di un museo come il MAN di Nuoro, guidato in maniera eccellente da Lorenzo Giusti, e quelle di un editore come Humboldt Books (alla cui direzione c’è Giovanna Silva), che in pochissimi anni di vita ha già dato prova di essere un degnissimo rappresentante della editoria d’arte nostrana, la quale ha sì pochi lettori, ma un livello ineguagliato di intelligenza e savoir faire. Se poi in quest’abbraccio si inserisce anche il Museo di Villa Croce, alla cui direzione c’è Ilaria Bonacossa (o meglio, c’era – perché la sua recentissima nomina come direttrice di Artissima fa pensare alle dimissioni in quel di Genova), allora l’esito dell’operazione fa ben sperare.
L’artista in questione è Ettore Favini, e qui si tratta di una mostra che è stata allestita la scorsa primavera a Nuoro e a Genova, pressoché in contemporanea. A unire i fili – è il caso di dirlo – è stata l’opera di tessitura rappresentata da Maria Lai, in particolare l’azione collettiva Legarsi alla montagna (Ulassai, 1981), come ricorda Giusti. Dalla partecipazione (“ritratto corale”, nelle parole della curatrice Chiara Vecchiarelli) e dalla portata materiale e metaforica del tessuto è partito anche Favini, arricchendo il proprio viaggio intorno e dentro la Sardegna di scampoli donati da artigiani e designer, e portando con sé quella tensione ecologica ed economica (termini da leggere etimologicamente) che da sempre contraddistingue con intelligenza il suo lavoro. Thoreau non era lontano da quelle mostre e non è lontano da questo libro, confezionato con sobria efficacia da uno degli editori migliori d’Italia.
Ettore Favini. Arrivederci
Humboldt Books, Milano 2016
Pagg. 160, € 25
ISBN 9788899385149
http://www.humboldtbooks.com/
http://www.museoman.it/
http://www.villacroce.org/
DALL’OPERA AL LIBRO, DAL LIBRO ALL’OPERA
Non poteva che essere un “libro strano”, il catalogo della mostra di Ezio e Paola Gribaudo a Taormina. Non poteva essere altrimenti, poiché padre e figlia in comune hanno una cultura editoriale sconfinata, e praticata nelle forme più diverse e inedite. E così la copertina in cartone telato in realtà contiene due diversi volumetti rilegati a filo e incollati sulla seconda e la terza di copertina (peccato per i tanti refusi). Dentro ci sono le immagini e le storie di due personaggi che hanno reso Torino una città d’eccellenza in ambito culturale, al di là delle recenti e alterne vicende che l’hanno coinvolta (il riferimento al Salone del Libro non è casuale).
Entrambe le storie andrebbero raccontate. Qui ci limitiamo ad alcuni cenni su Ezio Gribaudo (qui trovate un’ampia intervista), vulcanica figura di viaggiatore e collezionista, artista ed editore, ma soprattutto inventore di libri. Una storia che inizia nel 1959 dai Fratelli Pozzo (sì, quelli dell’orario ferroviario) e che prosegue a partire dal 1963 Fratelli Fabbri con le Grandi Monografie. E dentro ci sono testi importantissimi, stampati con intelligenza e infinito desiderio di sperimentare; ci sono libri di Michel Tapié e cataloghi “ufficiosi” del Museo Egizio, monografie di Duchamp e copertine disegnate ad hoc da Lucio Fontana, e anche un’attenzione generosa per artisti poco noti, come del resto ha fatto e sta facendo la figlia Paola (questa è sua la serie di libri-oggetto della collana disegnodiverso), ad esempio con la monografia di Giuseppe Guerreschi corredata da un testo del mitico Danilo Montaldi; e poi mostre organizzate a Torino con protagonisti come Bacon (1962) e Sutherland (1965), Hartung (1966) e Dubuffet (1978). Una storia lunghissima, che merita di essere conosciuta.
Dall’opera al libro, dal libro all’opera
Gli Ori, Pistoia 2016
Pagg. 84+72, € 30
ISBN 9788873366201
http://www.gliori.it/
http://www.eziogribaudo.com/
http://paolagribaudo.org/
Marco Enrico Giacomelli
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