Cinque artisti per gli Emirati Arabi alla Biennale di Venezia. E molti supporters nazionali
La mostra, curata da Hammad Nasar, ha come tema quello del gioco. In occasione della 57. Biennale di Venezia, il paese ha inoltre coinvolto, a sostegno del progetto, una lunga lista di istituzioni, impegnate nella promozione dell’arte contemporanea, da Sharjah ad Abu Dhabi
Sono cinque gli artisti che rappresenteranno gli Emirati Arabi Uniti alla 57. Biennale di Venezia. La mostra, dal titolo Sasso, carta, forbici: posizioni in gioco, ha come obiettivo quello di esplorare le pratiche artistiche più recenti del paese attraverso il tema del gioco. Sono Nujoom Alghanem, Sara Al Haddad, Vikram Divecha, Lantian Xie e Mohamed Yousif, i prescelti, tutti autoctoni o residenti da tempo nel paese. La prima, classe 1962, è una poetessa e regista cinematografica, la seconda è una giovane artista, nata nel 1988, che lavora con i tessuti; entrambe hanno studiato negli Stati Uniti. Divecha è nato a Beirut, nel 1977, ed è cresciuto in India. Il suo lavoro, tra video e installazione, ha anche una forte connotazione sociale. Xie, invece, è nato in Cina ed è cresciuto tra Barhein e EAU, mentre Yousif, originario di Sharjah (1953) è un artista radicato nelle tradizioni. A Venezia lo abbiamo già visto nel 2015. La mostra, curata da Hammad Nasar, si concentrerà sul tema del gioco attraverso opere site specific e una serie di domande: Da dove proviene l’aspetto ludico nella pratica artistica? Come e in che occasioni nasce il gioco? Il gioco, che cosa ci fa fare?
NOVE ANNI A VENEZIA
Con questo progetto gli EAU festeggiano il nono anno in laguna. Nel 2008, infatti, il paese ha annunciato la sua prima edizione, mentre nel 2014 ha debuttato alla Biennale Architettura. Nel 2015 si è presentato in Italia con il progetto 1980 – Today: Exhibitions in the United Arab Emirates. Quindici erano allora gli artisti del padiglione alle Sale d’Armi dell’Arsenale. La mostra del 2017, che probabilmente confermerà la location, sceglie invece di chiamare in causa le “truppe cammellate”, invitando le istituzioni culturali di tutto il paese come “interlocutori”. Non è chiaro ancora quale sarà il loro ruolo, ma l’elenco, ancora in divenire, è lungo e attraente: sono state infatti coinvolte la Sharja Art Foundation, L’Art Gallery del NYU Abu Dhabi, Alserkal Avenue, Tashkeel Maraya Art Centre e Warehouse 421, a testimonianza della ricchezza di un sistema dell’arte sempre più competitivo, che nello stesso anno avrà anche il suo Louvre, non senza qualche piccolo ritardo sui lavori.
– Santa Nastro
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