Morto lo storico e critico Alberto Boatto. Ecco cosa scriveva di Warhol e della Pop Art

Studioso delle prime avanguardie del Novecento, dal Surrealismo a Dada, attento osservatore dello svilupparsi modernismo, spesso acuto anticipatore di tendenze più recenti come New dada e Concettuale

Era uno degli ultimi “grandi vecchi” della critica d’arte italiana, impegno sorretto – come sempre, per i critici della sua generazione – da profonde conoscenze storiche e dall’agilità nel contestualizzare i temi trattati con connessioni verticali, oltre che orizzontali. Studioso delle prime avanguardie del Novecento, dal Surrealismo a Dada, attento osservatore dello svilupparsi modernismo, spesso acuto anticipatore di tendenze più recenti come New dada, Concettuale, fino a dedicarsi con grande passione alla Pop art. All’età di 87 anni è morto a Roma Alberto Boatto: un prezioso “padre nobile” anche per tante generazioni di giovani artisti – basti pensare al Gruppo di Via Ausoni – che si affacciavano sulla scena soprattutto romana.

SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI

Avremo modo di ricordarlo adeguatamente nella giusta sede: qui intanto ci preme ricordare la sua attitudine divulgativa – fu fondatore e direttore di riviste come Cartabianca e Senzamargine, fra il 1968 e il 1969, e La città di Riga, sul finire degli anni Settanta – e i suoi tanti saggi, a partire dal fondamentale Pop art (1967, ripubblicato in una nuova edizione da Laterza nel 2015). “Egli riproduce le immagini che si trovano sotto gli occhi di tutti (una delle sue prime rappresentazioni è quella della zuppa Campbell, cibo in scatola di basso costo con cui egli era cresciuto) per sottrarle all’invisibilità e renderle, per una volta almeno, tanto ‘vedibili’ da farcele scorgere e conoscere realmente”, ha scritto a proposito di Andy Warhol. “Perché è proprio l’oggetto che ci sta di continuo presente davanti allo sguardo che ci sfugge, che non arriviamo a vedere. E di conseguenza, ci sfugge la nostra vita presente”. E poi Cerimoniale di messa a morte interrotta (Cooperativa Scrittori 1977), Lo sguardo dal di fuori (1977), Della ghigliottina considerata una macchina celibe (1988), fino a Di tutti i colori. Da Matisse a Boetti, le scelte cromatiche dell’arte moderna (Laterza 2008).

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Redazione

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