Ossessioni e ironia. Jos de Gruyter & Harald Thys a Milano
La Triennale, Milano – fino al 19 marzo 2017. Curata da Francesco Garutti, la prima personale italiana del duo belga mette in scena un allestimento destinato a fare scuola. Chiamando in causa paure e ossessioni, ma anche una sottile ironia.
Mai come in questa occasione una rassegna di arte contemporanea ha creato un dialogo così sontuoso con l’architettura e la storia di un’istituzione ricca ed eterogenea quale la Triennale di Milano.
Francesco Garutti realizza il prototipo ideale di una mostra di “belle arti”. Le sale del museo sono trasformate, grazie a un gusto velatamente classico e alla scelta di cliché cari a un immaginario proprio dell’arte canonicamente intesa. La mostra stessa è opera d’arte; costruita tramite artifici ottici e spaziali, contribuisce ad aumentare un senso di inquietudine che investe il visitatore fin dai primi passi. Calchi in gesso di teste spiccatamente naïve animano il corridoio attraverso una variazione di scala che inganna i canoni prospettici.
L’ingresso, infatti, è riservato alla tradizionale galleria di sculture. Realizzata attraverso un’infilata di archi di chiara matrice classica, essa si rivela un dispositivo ottico posticcio, finalizzato unicamente a rendere straniante il percorso di visita.
ARTE MENTALE
Distorsione e simulazione aiutano Jos de Gruyter (Geel, 1965) e Harald Thys (Wilrijk, 1966) a concepire un intervento site specific oltre la dimensione percettiva umana. Elegantia è la messa in scena di un’esibizione d’arte mentale. Persa la concretezza del dettaglio reale, rimane una proiezione fortemente astratta, ma onnicomprensiva, di tutti i riferimenti estetici che la caratterizzano.
Due sale si aprono rispettivamente a sinistra e a destra del percorso centrale, ospitando sui muri perimetrali disegni di volti leggermente abbozzati, mentre gli interni sono popolati da sculture minimali in lamiera curvata. Più di duecento coppie di occhi spalancati osservano e chiedono di essere osservati; sguardi spaventati e al contempo minacciosi restituiscono una sensazione di apparente controllo.
PAURA E IMMAGINAZIONE
Una scultura muta richiama l’idillio di un giardino all’italiana: De Drie Wijsneuzen, 2013 è una “fontana” con tre volti. Maschere metalliche ricavate da manichini sputano acqua contro una lamiera, rompendo il silenzio con un rumore che diventa un motivo assillante. Un’ossessione maniacale si percepisce anche nella disposizione delle opere, l’illuminazione è clinica, il colore artificialmente bianco. Lo spazio è neutro, tassellato unicamente dalle tinte slavate di quadri che ammiccano in maniera volutamente ingenua ad alcuni stereotipi dei dipinti ottocenteschi.
Elegantia è Luftspiegelung, il miraggio, l’immagine riflessa di una mostra ipotetica. Elegantia è scegliere e mostrare ciò che vediamo quando chiudiamo gli occhi, quando si immagina l’archetipo di una mostra classica.
Non si ha tutto sotto controllo quando si parla di immaginazione e di astrazione.
L’invito è a ricomporre attraverso il filtro della mente tutti i tasselli, superando l’ansia di aver perso, col tempo, alcune parti della Storia. Un sottile gioco ironico, quasi grottesco e una dimensione di paura difficile da scrollarsi di dosso.
Davide Merlo
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