Polvere alla polvere. Le sculture di Peter Buggenhout a Bologna
Palazzo de’ Toschi, Bologna – fino al 19 febbraio 2017. “Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso”. Peter Buggenhout trae spunto dal passo del Vangelo di Matteo e dal celebre dipinto “La parabola dei ciechi” di Pieter Brueghel per una serie di lavori dal forte impatto visivo ed emotivo.
Saranno le dimensioni imponenti, sarà la nazionalità belga, sarà quel senso sospeso di distruzione e crollo delle forme, ma non appena ci si trova di fronte a The Blind Leading The Blind il pensiero corre alle opere di Berlinde de Bruyckere. E il pensiero non è poi così peregrino, nonostante gli stili evidentemente differenti dei due artisti, perché Peter Buggenhout (Dendermonde, 1963) e de Bruyckere sono compagni nella vita e condividono pure l’atelier. Un enorme atelier, se al suo interno realizzano sculture dalla monumentalità così marcata.
Mentre de Bruyckere concentra il suo lavoro in particolare sul corpo umano, spesso rappresentato in una sorta di disfacimento o in un inquietante equilibrio tra vita e morte, o ancora su forme naturali che emanano un messaggio potentemente primordiale, Buggenhout ha scelto come struttura portante delle proprie ricerche le rovine industriali e urbane, è attratto dalle architetture, dai cantieri, dalle stazioni ferroviarie. Entrambi introducono spesso nelle loro opere materiali organici. Un fitto strato di polvere domestica, composta in gran parte da cellule e capelli umani, ricopre nello specifico le due sorprendenti opere esposte a Bologna, e per l’autore proprio la polvere rappresenta – citando Picasso – “la protezione più gentile possibile per un oggetto”, nonché traccia fisica delle persone e dell’ambiente in cui è stata raccolta. Qua e là si intravedono frammenti e piccoli oggetti che pian piano scompaiono dalla vita di tutti noi, per ricomparire con assoluta discrezione nelle sculture.
CAOS E TEMPO
Al di sotto di questo velo grigio e impalpabile, le grandi o enormi composizioni di materiali di scarto sembrano creature nate dal caos e dallo scorrere del tempo, ma al contrario l’artista dichiara che alla loro base vi è sempre un’idea, un progetto preciso. Al pari dell’esistenza umana, che si trasforma in un processo lento e incessante, anche le opere, crescendo, subiscono mutamenti e prendono forma a seconda dei pezzi che Buggenhout stesso raccoglie tra i rifiuti e gli scarti industriali o casalinghi del porto di Gent, dove vive. È con la realtà delle cose che l’artista si vuole confrontare, non con il loro aspetto simbolico.
È un flusso continuo e vitale a consentire la creazione di The Blind Leading The Blind: ogni scultura assomiglia solo a se stessa – è incomprensibile come lo scorrere dell’esistenza – sfugge incessantemente allo sguardo intento a riconoscervi qualcosa – del resto, come riconoscere qualcosa, se i punti di vista sono infiniti e cambiano passo dopo passo, circumnavigandola? Proprio grazie a questo, però, lo spettatore e la sua soggettività possono sentirsi al centro dell’opera.
Marta Santacatterina
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