Sculture con gli scafi dei migranti. Massimo Sansavini alla Fondazione Zoli di Forlì
Le sculture dell’artista sono state realizzate con gli scafi delle barche inabissatesi nel Mediterraneo. Ogni opera è il racconto di un naufragio. Dopo due anni di ferma la fondazione forlivese riparte dall’attualità
La Fondazione Dino Zoli, con sede a Forlì, riparte della attualità. Dopo un periodo di interruzione delle attività di circa due anni, che aveva visto solo occasionalmente la presenza del Premio Bandini negli spazi della fondazione, il progetto non-profit che porta il nome del gruppo imprenditoriale che spazia dall’immobiliare al food & wine, dai tessuti all’engineering, ricomincia con un nuovo corso: ma che affonda le radici in un passato da sempre sensibile ai temi legati al sociale. La riapertura è infatti fissata per i primi di marzo con Touroperator, un progetto firmato da Massimo Sansavini: una personale di sculture costruite con gli scafi delle barche recuperati nel “cimitero” di Lampedusa. È la realtà dei migranti, il dramma di chi attraversa il Mediterraneo nella speranza di una nuova vita, o scappando dalle guerre, ad essere sotto la lente: tema caldo di questo tempo, affrontato da molti artisti in tutto il mondo, da Ai Weiwei a Helidon Gjergji, per citarne solo due tra i tanti.
UN PROGETTO ITINERANTE
Nel settembre 2015, per la prima volta, il Tribunale di Agrigento ha autorizzato un artista al prelievo di fasciame degli scafi dei migranti sottoposti a confisca e custoditi presso la ex base americana Loran, a Lampedusa, per realizzarne delle opere. Ciascuna è diventata il racconto di un naufragio: il titolo è la data in cui è avvenuto, il materiale è il legno delle imbarcazioni su cui i migranti hanno viaggiato. Il progetto, per volere dello stesso artista, ha anche una forte valenza didattica sul tema: a questo proposito infatti la fondazione ha realizzato un programma nelle scuole, per tessere relazioni con i migranti di seconda generazione. Il progetto di Sansavini sarà inoltre itinerante, viaggiando dai Musei San Domenico a Forlì – dove si è tenuta nell’autunno scorso – al Parlamento Europeo di Bruxelles, tornando poi alla casa madre in un’operazione congiunta con la Regione Emilia Romagna attraverso l’esposizione al Palazzo della Regione a Bologna e contemporaneamente nella sede forlivese.
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