Una parigina in Sicilia. Anne-Clémence de Grolée a Palermo
GAM, Palermo – fino al 2 aprile 2017. L’artista parigina mette in mostra il profondo legame che la unisce alla Sicilia, isola di adozione e terreno d’indagine per affinare una pratica creativa sviluppata nell’arco di un ventennio.
Il fil rouge della mostra Une île à soi percorre la vicenda esistenziale e la ricerca degli ultimi vent’anni di Anne-Clémence de Grolée (Parigi, 1963), artista francese trapiantata in Sicilia, e si dipana in due atti: il primo al MuRa – Museo d’Arte Contemporanea di Racalmuto e il secondo alla GAM – Galleria d’arte Moderna di Palermo. È un progetto di ruber.contemporanea, a cura di Giulia Ingarao, realizzato con la collaborazione dell’Institut français di Palermo.
La rassegna ha un’ambizione antologica e la centra appieno, scegliendo un ordinamento diacronico: attraverso una selezione di opere grafiche, installazioni e fotografie, racconta la Sicilia come fonte d’ispirazione fondamentale nell’opera di de Grolée. Coordinate del suo discorso creativo sono lo scenario arcaico del mito, il repertorio documentario dell’antropologo Pitrè, il Grande Mare, la (non) cultura del paesaggio e dei suoi abusi.
GIOCO E INDIGNAZIONE
La prima permanenza in Sicilia di Anne-Clémence de Grolée risale al 1996: su invito del Centro Culturale Francese, trascorre alcuni mesi in residenza presso Fiumara d’Arte, dedicandosi all’indagine dei legami archetipici fra la Terra e il corpo femminile. L’artista scava nella tradizione e sviluppa la pratica artigianale di ago e filo. Nella serie Ante/nate de Grolée sospende nello spazio grandi abiti in tela di lino e di canapa e nel farlo sciorina il mito del rapimento di Persefone e del dolore della madre Demetra; racconta la ciclicità delle stagioni e il succedersi delle generazioni. L’architettura dei corpi si concentra nel ventre: svuotato e con un cumulo di germogli di grano ai margini nella madre, di color rosso carminio nella silhouette di tessuto della figlia.
Non può non far indignare Anne-Clémence de Grolée il fenomeno della speculazione edilizia che, spesso, viola grottescamente il paesaggio in Sicilia. Mobile City è un plastico in fieri di elementi lignei, componibili e sovrapponibili, di mattoncini Lego, antenne paraboliche, cisterne in PVC e strade che s’interrompono nel vuoto. Si erge a monumento giocattolo, omaggio amaro al non-sense delle Incompiute.
INTERPRETARE LA TRAGEDIA
A una soluzione ludica, de Grolée ricorre di nuovo nella sezione della mostra intitolata Esodo. Una flotta di barche-giocattolo invade il pavimento evocando la tragedia delle traversate dei migranti nel Canale di Sicilia. L’artista utilizza legni raccolti sulla spiaggia, ormai consunti e senza traccia della brillantezza del colore originario: una poetica del frammento di risulta compone il racconto intimo, personale, di una memoria collettiva.
Une île à soi è la trama della storia di Anne-Clémence de Grolée: vivere da testimone ospite e innamorata su un’isola come la Sicilia rappresenta quasi una strategia attraverso cui sedimentare il proprio vissuto, di donna e di artista.
– Giusi Affronti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati