La politica del colore. Edi Rama a Firenze
Galleria Eduardo Secci, Firenze – fino all’8 aprile 2017. Uomo politico, scrittore e artista di fama ormai conclamata, Edi Rama racconta l’Albania contemporanea attraverso disegni, sculture e wallpaper. All’insegna di un astrattismo che è pura espressione del pensiero in libertà.
Un tripudio di colori, linee prospettiche, pieni e vuoti, caratterizza le opere di Edi Rama (Tirana, 1964), il cui enigmatico astrattismo non manca di stupire per la sua originalità; un’assoluta mancanza di forme compiute diviene il simbolo di una ritrovata libertà di espressione, in antitesi agli anni del regime comunista. Il colore come rottura della monotonia, come risposta al grigiore estetico e morale. Il grande wallpaper (riproduzione di quello che l’artista ha nel suo studio di Tirana), è il manifesto della poetica artistica di Rama.
Se, da un lato, certi lavori su carta della serie Doodles ricordano vagamente le cancellature di Emilio Isgrò, dall’altro quelle aggiunte di segni colorati suggeriscono una rilettura “creativa” della politica e della finanza. Si fanno metafora di un nuovo, necessario approccio alla gestione di equilibri politici ed economici, già in parte sperimentati da Rama in patria, dove ha inserito l’arte come mezzo di riqualificazione delle città albanesi, facendo dipingere con vivaci colori le facciate dei palazzi in stile sovietico.
E ancora, le sue sculture, in ceramica pazientemente plasmata, sono caratterizzate da una tensione che le sospende fra la dimensione onirica e la compiutezza architettonica; forme in divenire, materia che prende vita per tramite dell’ingegno umano, al pari degli Stati che nascono plasmando concetti e ideali, a volte con il gravoso fardello di un passato assai oscuro.
– Niccolò Lucarelli
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