Dalla luce al buio. Rafael Y. Herman a Roma
Macro Testaccio, Roma – fino al 26 marzo 2017. “The Night Illuminates The Night”, dal buio a una luce ricercata, in cui cogliere l’inestimabile bellezza di una natura ricca e talvolta sconosciuta all’occhio abituato a milioni di dettagli. Fotogrammi dalla Terra Santa tra contrasti di luce e ombra, apparenza e realtà, nei quali l’artista è guidato solo da istinto e passione.
Al Macro Testaccio è protagonista la grande installazione di Rafael Y. Herman (Be’er Sheva, 1974), in cui la natura rifulge in tutto il suo sconosciuto splendore. Ambienti d’ombra nei quali immergersi, lasciando alle spalle la vita quotidiana celata da una pesante tenda nera; poi d’improvviso una lieve luce squarcia le ombre, prospettando finestre in cui si stagliano paesaggi lievi. Come scorci di una natura quasi infinita che appare incontaminata, i mari azzurri si fondono con il cielo; i corsi d’acqua scorrono vigorosi sovrastando qualsiasi ostacolo. Riflessi arborei in cui la linfa quasi si confonde con la vegetazione. Natura e desolazione, luce e colore, solitudine mista a malinconia. Una flebile luce sembra quasi filtrare dalle immagini abbagliando lo spettatore, obbligandolo a partecipare a quel paesaggio che, nudo e crudo, gli viene posto dinnanzi.
Un ambiente ampio reso cupo e angusto per sorprendere lo sguardo; un buio cercato per rendere al meglio l’intenso lavoro dell’artista che ha lavorato di notte per produrre immagini di una realtà incontaminata, scatti che il sole disvela all’occhio umano.
RIFLETTERE SULL’INVISIBILE
La narrazione di un progetto durato cinque anni; un frammento di vita trascorsa nel buio della Terra Santa, tentando di cogliere una realtà sconosciuta all’occhio accecato dalla luce e dalla moltitudine di dettagli che il bagliore del giorno sembra mostrare. Come i grandi maestri del passato, Herman lavora nella notte con un mezzo fotografico atto a cogliere la luce nell’oscurità, offrendo una galleria di paesaggi ideali che esistono solo nelle sue opere.
Fotogrammi di una effettività immaginaria, per lo più sconosciuta all’artista, colta tra la suggestiva Foresta della Galilea, i campi fecondi dei Mondi della Giudea con i sui fiori delicati e la calda bellezza del Mar Mediterraneo.
Un invito a riflettere sull’invisibile, su ciò che è celato da quella radiazione che dovrebbe renderlo maggiormente visibile. Scenari costruiti per tentare di risolvere le questioni fondamentali sulla nostra esistenza sulla Terra, dilemmi affrontati nel tempo con l’ausilio dell’arte, della filosofia, della religione.
Cromie innaturali che si dissolvono in forme evanescenti dove i paesaggi appaiono sovraesposti, quasi troppo illuminati. Contrasti fra ciò che appare e ciò che è realmente, in una ricerca ossessiva che implica un atto di fede nell’esistenza di qualcosa di splendido oltre il buio della notte.
– Ilenia Maria Melis
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