La guerra del terrore. All’Imperial War Museum di Londra
È uno dei musei più frequentati della capitale britannica, ma considerato poco cool, e ospita una mostra che mette in luce le dinamiche di una piaga del nostro tempo, il terrorismo.
War of terror, la mostra allestita fino ad agosto 2017 all’Imperial War Museum di Londra, proietta il visitatore in un’esperienza di disorientamento, oppressione e tensione che caratterizza le misure di sicurezza adottate a partire dall’attacco alle Torri gemelle del 2001 specialmente negli Stati Uniti e in Inghilterra.
È un’esposizione immersiva fatta di suoni, fotografie, documenti e installazioni multimediali, tutti i materiali provengono dagli archivi del fotografo e artista Edmund Clark. Sono soprattutto le immagini degli spazi apparentemente neutri in cui sono confinati gli individui sottoposti alle misure antiterrorismo a colpire. Il video che apre la mostra si chiama Orange, perché arancio sono le divise che tutti conosciamo indossate dai detenuti di Guantanamo. Ma arancio sono anche quelle che la sofisticata macchina comunicativa dell’Isis impone ai suoi prigionieri durante le feroci esecuzioni diffuse attraverso i suoi video di propaganda.
CONTROLLO E DETENZIONE
Segue una selezione di fotografie che Clark, uno dei pochi civili ammessi al suo interno, ha scattato nel carcere militare di Guantanamo. Ambienti e oggetti di design che risultano sottilmente minacciosi e trasmettono un sentimento difficile da descrivere utilizzando vocaboli comuni.
Ma la sezione più affascinate è quella che Clark ha dedicato alla cosiddetta “Extraordinary Rendition”, la pratica CIA che prevede prelievo/deportazione/detenzione senza autorizzazione giudiziaria per individui sospettati di terrorismo.
Tra il dicembre 2011 e il gennaio 2012 Clark ha diviso lo spazio con un presunto terrorista sottoposto a misure di “Control Order House”.
Il risultato di questa permanenza è esposto sulle pareti di una sala cieca di tre metri per cinque, tappezzata da 390 fotografie di piccolo formato. Scatti all’apparenza banali: pavimento, soffitto, tendine perennemente chiuse alle finestra, tovaglia, lampada al neon, copriletto testimoniano i sentimenti di claustrofobia, monotonia, disorientamento e depressione crescente in una persona cui è negato il diritto di conoscere lo sviluppo e poi l’esito di una vicenda senza contorni, di cui è suo malgrado protagonista. Non risulta che un solo individuo tra quelli sottoposti alla pratica sia poi stato processato per attività relative ad attività terroristiche.
GOVERNI E VITTIME
Non c’è giudizio morale nei lavori di Clark e va tutto a favore di un’istituzione come il museo londinese l’intento di sollevare domande – e non di fornire risposte – circa pratiche che hanno coinvolto pesantemente anche il governo inglese.
All’attacco aereo dell’11 settembre sono seguite tempeste di fuoco più o meno disordinatamente distribuite sui Paesi del Medio ed Estremo oriente. E poi blitz perpetrati con uomini a terra di cui si è spesso negata l’esistenza o mezzi guidati a distanza dal cielo su quelli africani. Ma non per questo la mattanza (l’ultima il 19 dicembre scorso a Berlino) a est e ovest dell’Atlantico si è fermata.
– Aldo Premoli
Londra // fino al 28 agosto 2017
Edmund Clark: War of Terror
IMPERIAL WAR MUSEUM
Lambeth Road
www.iwm.org.uk
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