Alina Kalczyńska Scheiwiller e il libro d’arte. A Milano
Biblioteca Nazionale Braidense, Milano – fino al 15 aprile 2017. In uno spazio austero e insieme luminoso, Alina Kalczyńska ha ricostruito quarant’anni di lavoro attorno al segno e al libro d’artista. In un dialogo fitto con i poeti, crinale di tutta la sua esistenza.
È una mostra da leggere e scoprire, passo dopo passo, quella allestita nella sala principale della Biblioteca Braidense. È il luogo perfetto per ospitare la mostra antologica di Alina Kalczyńska, l’artista polacca, classe 1936, che oltre trent’anni fa è approdata – e si è fermata, a metà strada tra le sue Cracovia e Otranto – a Milano per amore dell’editore Vanni Scheiwiller. A unirli c’è anche l’attenzione per il libro e l’incisione, che Alina declina in un sofisticato lavoro legato al segno, associato alla parola scritta. Non la interpreta, ma la valorizza, in un dialogo costante e dialettico che la spinge a confrontarsi con l’editoria, concependo libri d’artista in edizione unica o limitata. Con i suoi segni, rigorosissimi e insieme poetici, e con colori ricercati e legati a un’osservazione costante della natura, accompagna le parole di Szymborska o Sbarbaro, di Montale e tanti altri. Sono le parole ricercate anche da suo marito Vanni, fine intellettuale, amico degli artisti e compagno di strada di molti di loro (da Melotti ad Azuma). I tanti libri d’artista, le xilografie e le tecniche miste esposte rivelano quella che Giuseppe Appella definisce “la giocosa leggerezza della linea”. Mentre le didascalie – scritte in prima persona – svelano storie e incanti celati tra le linee sulle carte pregiate e incise. Storie di un tempo in cui arte e editoria erano le ragioni di una vita intera.
– Lorenzo Madaro
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