Nuovo Sculpture Park in Bangladesh. La prima opera (monumentale e collettiva) è di Pawel Althamer
Una fondazione bengalese lancia un parco di scultura a Sylhet. Con opere di artisti contemporanei. Il primo intervento è del noto artista polacco Pawel Althamer, a cui è cara la dimensione sociale dell’arte.
Fare comunità, attraverso l’arte. E muoversi nel perimetro del sociale, senza dimenticare la forma, l’oggetto, il discorso intorno allo spazio, alla fruizione, all’attraversamento e alla contemplazione. Pawel Althamer (Varsavia, 1967) porta avanti una ricerca affascinante, in cui le arti visive diventano occasione di partecipazione e di costruzione di un legame: tra le persone, i luoghi, i segni, le visioni.
L’ultima grande impresa lo ha visto in azione in Bangladesh, dove ha appena terminato un lavoro su commissione per il nuovo parco di scultura della città di Sylhet, il Samdani Art Centre and Sculpture Park, progettato in un’area rurale del distretto del tè, tra le immense piantagioni e i centri di produzione ed esportazione, fulcri dell’economia bengalese. Nel corso di un workshop di 7 giorni l’artista ha edificato qui una gigantesca figura femminile, affiancato da quattro suoi concittadini, 100 abitanti del villaggio, diversi bambini e infine i pazienti di un locale centro di riabilitazione per tossicodipendenti.
Dietro al museo en plein air c’è la Samdani Art Foundation, che per l’occasione ha coinvolto anche Sebastian Cichocki, Chief Curator del Museum of Modern Art di Varsavia e curatore dello Sculpture Park di Bródno, importante realtà internazionale inaugurata nel 2009 nella capitale polacca, proprio su iniziativa di Althamer.
L’OMAGGIO A UNA SCRITTRICE FEMMINISTA DELL’800
La scultura l’hanno battezzata Rokeya, in onore di Begum Rokeya Sakhawat Hossain (1880-1932), mitica scrittrice del Bangladesh, femminista e attivista civile. E quasi la si potrebbe definire un’architettura, fatta di bambù e tessuti colorati, cuciti dalle donna del luogo: adagiata al suolo, con la testa poggiata su una mano e lo sguardo proiettato verso l’orizzonte, è abbastanza grande per poter passare intorno alle poderose braccia, circumnavigandola. Un monumento popolare, figlio della comunità operosa e della sua storia. Non un tempio sacro, come aveva pensato l’Imam del posto, osservando quello strano cantiere, ma un oggetto simbolico in cui le persone possono riconoscersi, e i bambini giocare, e i turisti fermarsi a osservare. Sentendosi tutti parte di un progetto, di un lavoro comune. L’obiettivo, per Althamer, era partire da un’idea di condivisione e di collaborazione, evitando qualunque manufatto che fosse calato dall’alto. L’opera intesa non già come corpo estraneo, ma come elemento di un corpo sociale.
Il Parco sarà inaugurato nel 2018, dopo che altri progetti site specific saranno portati a termine. Tra gli artisti annunciati: Asim Waqif, Ayesha Sultana, Rana Begum, Mithu Sen. Previsti a latere dei programmi di residenze per artisti e curatori, nazionali e internazionali.
– Helga Marsala
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