Anche Bangkok avrà la sua Biennale. Intervista al direttore
La capitale thailandese sta per guadagnarsi un posto di primo piano nello scenario artistico contemporaneo. A partire dal 2018, infatti, Bangkok farà da sfondo a una Biennale d’Arte che riunirà una settantina di artisti in arrivo da tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con il direttore artistico Apinan Poshyananda.
Presentata a Venezia durante i giorni inaugurali della kermesse curata da Christine Macel, la prima edizione della Bangkok Art Biennale sta per diventare realtà. La conferenza stampa lagunare ha visto protagonisti Thana Weskosith, membro dell’ambasciata thailandese, Andrea Marcon, console generale presso il consolato thailandese, Thapana Sirivadhanabhakdi, co-fondatore della Bangkok Art Biennale, l’assessore Simone Venturini del Comune di Venezia e il direttore artistico della nuova Biennale Apinan Poshyananda, oltre a Marina Bertoldini e Fabio Marafatto, fondatori del Concilio Europeo dell’Arte, partner dell’evento di cui sono state messe in evidenza le linee generali. Da novembre 2018 a febbraio 2019 la rassegna sud-est asiatica prenderà forma in numerosi luoghi della metropoli thailandese, rivelando inedite sfumature identitarie di una città ricca di tradizione.
A quali ragioni si deve la nascita della prima Biennale di Bangkok?
Credo che questo sia un ottimo momento per inaugurare la Biennale di Bangkok, perché Bangkok è una delle destinazioni turistiche più gettonate, non solo per le spiagge o il clima, ma anche per il patrimonio artistico-culturale. Il nostro intento è favorire un dialogo tra gli artisti e luoghi simbolici come i templi, sempre in un’ottica di rispetto. Gli artisti potranno contemplare queste icone e reinterpretarle, traendo ispirazione da esse. In tal senso, i templi non vanno intesi solo come un simbolo religioso, ma come un luogo dove la mente possa trovare rifugio. Una sorta di pellegrinaggio in risposta alla realtà odierna, dominata dal caos, dalla distruzione e dal disordine.
Tutto questo si connette al tema della Biennale, Beyond Bliss.
“Bliss” è sinonimo di felicità e il titolo di questa Biennale sottolinea il fatto che la felicità sia raggiungibile. Chiunque può raggiungerla nella propria mente, ma compiendo un simile pellegrinaggio è possibile sentirsi ancora meglio. Magari comprendendo meglio se stessi, la propria famiglia, i propri affetti. L’arte può dunque avere anche un valore terapeutico in un contesto come questo.
Dunque il messaggio che vuole comunicare con questa Biennale è ottimista e positivo.
Sì, anche per la comunità locale, che attraverso un evento artistico può raccontare se stessa.
Prenderanno parte alla Biennale circa settanta artisti. Quali sono i criteri che hanno guidato le vostre scelte? Può anticipare qualche nome?
È ancora troppo presto, ma la volontà del team curatoriale [composto da Fumio Nanjo, Nigel Hurst, Eugene Tan, Alexandra Munroe, David Elliott, Sunjun Kim e Rirkrit Tiravanija, N.d.R.] è affiancare nomi noti ad altri meno conosciuti. La selezione è in corso.
Il numero di biennali esistenti al mondo sta aumentando anno dopo anno. Come pensate di far fronte a questa sorta di “rivalità” globale?
Come ho detto, Bangkok è un ottimo contesto, dunque noi siamo i rivali. Ma credo che si tratti di una rivalità positiva, specie nei confronti dei nostri vicini, come Singapore, Indonesia e anche Shanghai e Pechino, che possiedono le loro Biennali. Intendiamo creare un network e collaborare con loro, ma presentando artisti diversi, per evitare di essere ripetitivi. Vogliamo promuovere idee nuove e fresche, e per questo la selezione da parte del team deve essere molto attenta e coscienziosa.
Quale tipo di pubblico vi aspettate?
Certamente un pubblico locale, ma anche persone provenienti dalla Scandinavia, dall’Australia, dall’Asia, in base alla logica del pellegrinaggio. La Biennale durerà quattro mesi, nel corso dei quali proporremo svariate attività – workshop, simposi, eventi musicali. Del resto i mesi della Biennale coincidono con il picco di turismo. Alcuni dei templi che desideriamo usare come location per gli interventi degli artisti sono visitati da 10mila persone ogni giorno, quindi vogliamo offrire loro un’esperienza “contemporanea”, che si aggiunga alla visita di un monumento legato alla tradizione e all’eredità culturale.
E per quanto riguarda i collezionisti e gli addetti ai lavori?
Desideriamo rafforzare il network di galleristi attivi a Bangkok, una rete non ancora così forte. Ci sono parecchie gallerie di qualità, ma molte necessitano di un lavoro di networking e dell’arrivo di nuovi collezionisti dall’estero. Altrimenti i collezionisti in Thailandia rischiano di ripetersi nelle loro collezioni. Noi vogliamo facce nuove, un look fresco e sono certo che Bangkok possa essere un polo di attrazione per i giovani collezionisti, fornendo loro una panoramica su artisti che magari non conoscono.
Presentate il vostro progetto durante i giorni inaugurali della Biennale di Venezia. È una fonte di ispirazione per voi?
Sono stato commissario del Padiglione thailandese e ho imparato molto da Venezia, soprattutto il modo unico in cui la città mescola tradizione e arte contemporanea.
– Arianna Testino
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