Quadriennale di Roma 2020. Cambia tutto, ecco le novità
Franco Bernabè, presidente della Quadriennale di Roma, ci ha anticipato tutti i cambiamenti che riguarderanno l'istituzione nei prossimi mesi e anni. A partire da una nuova configurazione: in attesa della manifestazione del 2020, la Quadriennale cerca un direttore artistico.
Ha avuto tanto dalla sua carriera – tutt’altro che terminata – ma tanto ha anche dato indietro Franco Bemabè che, come fanno i top manager internazionali, non ha disdegnato negli anni ruoli di rappresentanza con incarichi pro bono che poi però si rivelano più operativi del previsto. Ed è così che l’ex capo di Eni, di Telecom, ma anche del Palazzo delle Esposizioni e della Biennale di Venezia, è diventato Presidente della Quadriennale di Roma. Senza emolumenti, ma con parecchia voglia di incidere e di dare un ruolo a un’istituzione perduta, negletta, svilita e appassita.
L’edizione della Quadriennale 2016 ha beneficiato della prima ondata di queste novità, ma il processo è appena agli inizi e, a soli quattro mesi dalla chiusura della grande mostra al Palazzo delle Esposizioni, la macchina organizzativa è di nuovo in movimento per ragionare sull’edizione 2020.
Presidente, insomma, siete già al lavoro…
Si poteva fare come si fa spesso. Arrivare con l’acqua alla gola alla prossima edizione, mettendo davanti a tutto la scusa dei soldi, dell’organizzazione, delle risorse. Così si metteva insieme tutto in fretta e furia e poi si era pure giustificati se qualcosa non andava per il verso giusto.
Invece avete deciso di pianificare.
Sì. La Quadriennale del 2020 iniziamo a progettarla da oggi.
Prima di parlarne, guardiamo alla Quadriennale del 2016. Contenti?
Complessivamente soddisfatti. La pluralità che si voleva dare l’abbiamo restituita. Abbiamo puntato molto sulla figura del curatore. Abbiamo avuto 30mila visitatori, che per una mostra simile sono un’enormità, e poi abbiamo fatto un bel catalogo.
Il tutto con un’istituzione che, possiamo dirlo, era piuttosto decotta.
La Quadriennale aveva avuto una storia abbastanza problematica. Per carenza di finanziamenti e anche per difficoltà a focalizzare la missione, non era riuscita a esprimere i suoi compiti istituzionali, che sono stati variamente interpretati nel tempo ma che sostanzialmente sono riconducibili al promuovere e a dare visibilità all’arte italiana. Poi nel tempo la situazione si è evoluta. Le istituzioni che fanno questo mestiere sono tantissime: ci sono le fiere e il ruolo si è diluito, e c’era la necessità di trovare un’identità e una missione.
Rispetto a questo, cosa avete scelto?
Ho scelto di focalizzarmi sulle espressioni più contemporanee, di attualità e di ricerca dell’arte italiana emergente.
Però la Quadriennale del 2016 avete dovuto farla con l’acqua alla gola.
Sì. Era necessario farla entro il 2016. Io ero arrivato pochi mesi prima. Per farla dovevamo raccogliere i soldi, fare il bando, perché volevo evitare che ci fosse una visione unica: da qui la scelta di selezionare 10 curatori per 10 mostre che interpretassero a loro modo l’arte emergente italiana. Insomma, tenuto conto dei limiti e degli obiettivi, giudico l’operazione come operazione di successo. Abbiamo dato visibilità alle tendenze curatoriali e alle tendenze artistiche. Dopo otto anni che la manifestazione non si teneva…
Per il 2020 avete deciso di ripartire subito e prepararla per tempo. In maniera meno affannosa.
Sì. Stiamo anche ripensando alle modalità. Abbiamo bisogno di esplorare, abbiamo bisogno di qualcuno che vada nelle accademie, vada negli studi, vada a vedere le mostre. Che lo faccia per anni e che dunque abbia una chiara idea sul panorama. Per un lavoro di esplorazione non bastano i sei mesi che abbiamo avuto per fare la scorsa edizione.
E quindi che avete deciso?
Abbiamo riflettuto sul fatto che, grazie agli sponsor, abbiamo dei minimi spazi di manovra (abbiamo fatto un fundraising di quasi un milione). Le risorse che abbiamo raccolto durante la scorsa Quadriennale ci fanno stare relativamente tranquilli e ci consentono di progettare: l’edizione 2016 economicamente è andata bene ma soprattutto abbiamo costruito dei rapporti con tante società che ci permettono di guardare al futuro con prospettiva. Questo è un valore e tale valore lo investiremo in parte, allora, per selezionare un direttore artistico che abbia un mandato triennale per fare quello che dicevamo prima: esplorare, dare il senso di quello che capita in Italia.
Questo lavoro di esplorazione avrà qualche elemento nel “durante” oppure tutto sarà esposto soltanto nel 2020?
Naturalmente ci faremo vivi ogni anno da qui al 2020. Anche per questo ci stiamo preparando a stringere alleanze con alcune istituzioni. La Quadriennale sarà il coronamento di questo lavoro. Ci saranno dunque mostre, attività, convegni, presentazioni nell’ambito di un palinsesto che metteremo in piedi proprio col supporto delle aziende che credono nel progetto.
Come pensate di scegliere questo nuovo direttore?
A metà maggio faremo uscire un bando. Ci sarà il processo di selezione. Contiamo di nominare entro la fine dell’anno la figura, così avrà tre anni pieni per lavorare.
Obiettivi?
Distinguersi, avere la nostra personalità, non confonderci con le altre grandi mostre, con le gallerie, con le fondazioni, con i musei. Fare una cosa specifica e riconoscibile. Non possiamo permetterci il lusso di fare, semplicemente, l’ennesima mostra come ce ne sono tante.
– Massimiliano Tonelli
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