#presentense (VI). Radicalismo e comunità
Dominato dalla logica del consenso e dell’omologazione, il mainstream culturale odierno abolisce il radicalismo, il guizzo, la voce fuori dal coro. L’unica via di uscita è lavorare su altri piani, lontani dalla notorietà forzata e vicini alle dinamiche della micro-comunità.
“Era tutto così strano che riuscivano a pensare a se stessi
come a degli spettatori e non si immaginavano
per nulla coinvolti nel terribile
avvenimento che si stava svolgendo più sotto”.
Harry Harrison, Il vichingo in technicolor (1967)
16 maggio. E attraversiamo il tempo tutti insieme – tutti noi, e anche le band che ci piacciono, e i loro membri – e i cantanti – per esempio, Gavin Rossdale dei Bush da una parte è sempre lo stesso, tamarro e tutto, poi però vedi le rughe, la barba, i capelli, ti ci soffermi, ti soffermi sugli occhi sull’amarezza dello sguardo, e ti accorgi che è simile alla tua – come simile probabilmente era la fiducia e l’entusiasmo del 1994, i tuoi quindici anni e i suoi ventinove, Sixteen Stone acquistato in cassetta (in cassetta!) nel negozio di dischi in Corso Vittorio Emanuele che probabilmente non esiste neanche più, devi controllare – e attraversiamo il TEMPO, tutti insieme – che fine ha fatto Scott Weiland? Scott Weiland è morto, da solo su un bus da concerto sproporzionatamente lungo, lui che era il più indiavolato, l’ultima vera rockstar posseduta (memorabili le performance di fine Anni Novanta, il periodo di No. 4, lo stato di grazia)…
***
In treno (ICN) da Torino a Foggia, 19 maggio (ore 20,31). Il paesaggio piemontese scorre inquadrato dal finestrino – pare una foto di Luigi Ghirri, in movimento – i colori così diversi rispetto a quelli del Sud – l’incontro al Salone del Libro è andato benissimo, mi sembra – erano tutti contenti, e incuriositi (molto) da Taranto Vecchia, dai racconti e dagli spazi e dalle azioni di Alessandro e dai personaggi – questo siamo, raccontatori: questo d’altronde vogliamo essere, con tutte le forze – come si dice stanchezza mista a soddisfazione? Intanto Chris Cornell si è suicidato, pure lui – dopo Scott Weiland Layne Staley Kurt Cobain Andrew Wood – a ritroso nel tempo. Verso la radice.
***
Stazione di Foggia, 20 maggio (ore 5,40). Il dettaglio, non più di un frammento incastonato nella cornice della porta a vetri – il benzinaio con la tuta Agip grigia rossa e gialla che gioca ossessivamente alle macchinette (alle sei meno venti), lo schermo colorato che sfarfalla. Il rotolo della roulette che gira e scorre, e scorre, e scorre… e non si incastra mai.
***
(ore 6, 30). Siamo errori della storia – non dovremmo neanche trovarci qui, stare pensando o facendo ciò che stiamo pensando e facendo. Siamo scarti non programmati.
***
(ore 6,50). Riciclo. Riuso. Assemblaggio. Montaggio. Simulazione. Appropriazione. Capacitazione. Identificazione. Smaltimento. Concentrazione. Riuso. Distanza. Realismo. Rispetto. Codice. Indagine. Avvertimento. Conoscenza. Studio. Soluzione. Riuso. Codificazione. Assorbimento. Linguaggio. Buchi. Buche. Deviazione. Trasferimento. Trasfigurazione. Riuso. Simbolo. Metafora. Codice. Linguaggio. Disposizione. Attitudine. Realismo. Assorbimento. Presenza. Testimonianza. Trascrizione. Traduzione. Tradizione. Riuso. Ostentazione. Espansione. Estinzione. Asservimento. Trasferimento. Amplificazione. Simulazione. Generazione. Mutazione. Codificazione. Ristrutturazione. Riuso.
***
21 maggio. Prima, fino a non molto tempo fa, almeno ti facevano fare il disco sperimentale o semisperimentale, il libro di ricerca, il film. Poi, nel caso, andava male – ed eventualmente scontavi le conseguenze. Gang of Four, The Sound. Ma intanto il disco c’era, il libro esisteva. Oggi, la situazione è radicalmente cambiata – capovolta. Il “radicalismo”, la sperimentazione sono scoraggiati al momento stesso dell’immissione dell’opera nel mercato editoriale, musicale, artistico. Non passa; non passi. Se non rispondi a determinati “canoni”, a un gusto stabilito a priori, sei fuori. Questo impone delle scelte (tertium non datur, almeno per il momento): ti pieghi, ti sottometti, accetti il compromesso, ti conformi; oppure, costruisci comunque il tuo oggetto come lo vuoi tu, “accettando le conseguenze”; e lo rendi poi fruibile in un altro contesto, sotto altre condizioni. Dunque: in un circuito limitato (fino a essere un non-circuito); personale, affettivo, comunitario; di prossimità, e estremamente aperto; sottratto perciò il più possibile alle condizioni del mercato attuali; appoggiandoti a una MICRO-COMUNITÀ culturale, intellettuale, esistenziale che l’opera contribuisce attivamente a formare. Se il punto vero è far circolare le idee, allora il sistema si trova – anche più efficace di quello comodo, dato, ready-made. Se invece il punto è “diventare famoso”, essere accettato e riconosciuto, allora non ha senso alcuno leggere quanto sopra.
Il circuito implica sistema nervoso differente, forma di vita diversa.
– Christian Caliandro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati