Inaugura la prima edizione di Aperture a Napoli. Si parte con un’opera di Gianluca Panareo
Nel cinquecentesco Palazzo Marigliano, realizzato per volere di Bartolomeo di Capua Conte di Altavilla, si svolge fino al 10 giugno la prima edizione di “Aperture”, una manifestazione pensata per coinvolgere artisti contemporanei, occupando attraverso interventi site-specific luoghi storici o culturalmente significativi della città di Napoli.
“Aperture” è un progetto ideato da Riot Studio (spazio condiviso dedicato alle arti e alle idee innovative fondato nel 2010). Sostenuta dalla Tecnosistem, società napoletana leader in Italia nel settore dell’ingegneria, la manifestazione vuole offrire una nuova opportunità agli artisti, mettendo in relazione il tessuto urbano e sociale con espressioni creative di diversa provenienza. Per questa prima edizione di Aperture, a cura di Marco Izzolino, la Riot Studio ha invitato Gianluca Panareo (Pesaro, 1988) ad intervenire in un luogo storico per eccellenza della città: Palazzo Marigliano. L’artista marchigiano già conosciuto in ambito creativo per la sua indagine trasversale tra tecnologia, teatro, fotografia, arti visive e performance, presenta un progetto dal titolo “MEMINI – Ricordare, Ricordarsi”, costruito attraverso un mix di codici visivi, che ben si coniugano con gli spazi e trasportano lo spettatore in un viaggio tra passato e presente, tra interno ed esterno. Più che un’ispirazione”, spiega l’artista, “la parola MEMINI è stata un monito e una conferma nel continuare a fare quella che è la prerogativa del mio lavoro, ovvero documentarmi, ricercare, scavare nella storia degli spazi in cui opero proprio per carpirne l’essenza e farne rivivere la memoria conservata nelle stratificazioni del tempo. A Palazzo Marigliano questo monito è ripetuto quasi in maniera ossessiva sui portali e sulle finestre”.
UN’OPERA SITE SPECIFIC
Il tutto è tenuto insieme da un gioco di connessioni, proporzioni e visioni differenti degli spazi e dei luoghi, restituendo allo spettatore momenti di riflessione, di sensazioni, storie e ricordi. “La chiamata di Marco Izzolino è stata veramente improvvisa”, spiega ancora l’artista. “Conoscevo pochissimo Napoli, visitata giusto un paio di volte come turista, e mi trovavo ad affrontare la prima edizione di un format. Marco mi ha dato un unico spunto: Pensare all’anima resiliente di Napoli, una città che sorge in mezzo ai tre vulcani più pericolosi del Mediterraneo, terra di guerre e conquiste senza tregua, città più bombardata d’Italia durante la seconda guerra mondiale, che porta ancora i vistosi segni del terremoto dell’Ottanta. Una città che sembra sempre sull’orlo dell’essere inghiottita da qualche disastro, dalla monnezza, dalla criminalità, dal degrado, e che invece resta sempre a galla, fiera e conscia della propria identità. Per il resto le uniche informazioni che avevo erano che avrei dovuto realizzare un “qualcosa” site-specific capace di catturare la folla a passeggio su Spaccanapoli all’interno di un Palazzo storico che non conoscevo e molto difficile”. Palazzo Marigliano è, in effetti, un luogo estremamente complesso, composto da una gran quantità di ambienti assolutamente diversissimi tra loro, posti a livelli tutti differenti.
IL CONTESTO DI PALAZZO MARIGLIANO
L’intervento di Panareo attraversa quattro distinte proprietà e coinvolge atrio e cortile d’onore, una tipografia abbandonata, un giardino pensile, un salone del ‘500, una scala di servizio degli anni ’50 e una terrazza, affrontando il caratteristico dislivello del centro storico di Napoli. L’affaccio è monumentale ed imponente, ma finisce per interrarsi nel declivio naturale dei Decumani formando ipogei, scalinate, passaggi e ambienti nascosti in una naturale ascesa verso l’alto. È proprio questo movimento ascendente che ha ispirato l’artista portandolo a creare un vero e proprio percorso che dalla stretta e buia Spaccanapoli conduce lo spettatore verso l’alto, verso la luce “di quel sole meraviglioso che si specchia nell’acqua del golfo, ma che non riesce ad addentrarsi nei vicoli del centro. Un percorso a tappe, in cui ogni differente ambiente è caratterizzato da un’installazione o da un’azione che contamina e talvolta genera quelle successive. L’azione performativa che accade all’interno della tipografia abbandonata genera il suono dell’installazione presente nel cortile, l’installazione meccanica presente sulla terrazza finisce per proiettare ombre umane sul muro di cinta del giardino e così via, come gradini e pianerottoli di un’unica scala, dove l’antico e i linguaggi del contemporaneo convivono poeticamente anche nel contrasto più marcato, proprio perché gli interventi vanno a rielaborare gli elementi di un palazzo vivo, che già accoglie il presente di chi lo abita”. Ecco le immagini dell’intervento.
–Giovanni Viceconte
Palazzo Marigliano
Via San Biagio dei Librai, 39
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