Artisti contro Nicolas Maduro: in Venezuela gigantesco happening politico contro il presidente
A Caracas, artisti, poeti, registi, designer, performer, scrittori, architetti, scendono in strada con un metodo non convenzionale di guerriglia. Perché la penna è ancora più forte della spada.
Un gigantesco happening diffuso per le vie della capitale, con declamazione e distribuzione di poesie, realizzazione di dipinti e manifesti. Gli artisti venezuelani scendono tra la folla a Caracas per portarvi una forma alternativa e pacifica di protesta contro il presidente Nicolas Maduro, che sempre più imprime una svolta autoritaria al suo mandato, com’è del resto nella tradizione delle cosiddette “cleptocrazie militari” tanto in voga in America Latina fino a tempi recenti, e ora a rischio di essere rispolverate. Dopo due mesi di scontri costati 73 vittime civili, il mondo culturale più impegnato propone una differente strategia di lotta: in piccoli gruppi, uniti a quei cittadini che abbiano la voglia o il coraggio di seguirli, gli artisti organizzano manifestazioni spontanee, happening e flash mob, rivolte sia al governo, sia agli stessi manifestanti, ai quali, come ha dichiarato all’Agenzia Reuters la designer Teresa Mulet, si vuole fornire un nuovo strumento di lotta non violenta. Attraverso l’arte.
GLI INTERVENTI
In quella che era la roccaforte di Hugo Chavez, Barinas, capitale dell’omonimo Stato Federale, un pittore, rimasto anonimo ha dipinto una madre incinta che indossa una maschera antigas, in onore della nuova generazione di giovani manifestanti del Venezuela. Da parte sua, il pittore Oscar Olivares, a seguito dell’uccisione da parte della polizia dell’amico e coetaneo Juan Pernalete, inserisce i volti delle vittime degli scontri nei suoi quadri a tema religioso, assurgendo al rango di martiri i manifestanti caduti. Si tratta di gesti volti a innalzare la coscienza civile del popolo, cercando allo stesso tempo di dissuaderlo dal continuare lo scontro aperto con le forze dell’ordine. E ancora, in una strada di Caracas si è tenuto un flash mob guidato dalla Mulet ha visto comporre e sfilare a lettere di scatola il verso di una poesia venezuelana: “Coloro che uccidono in realtà non hanno vissuto”. Manifestazioni poi diffuse sul web, dove creano un clima di entusiasmo che al momento sembra poter continuare.
UNA PROTESTA CHE È AVANGUARDIA DI PENSIERO
È stato scritto che “una rivoluzione causa infelicità per molte generazioni a venire”. In un Continente che le rivoluzioni le ha viste quasi tutte fallire, l’esperienza brucia ancora come sale sulle ferite. Lavorare nella direzione delle transizioni democratiche, fornire alla popolazione strumenti di lotta volti a “limitare i danni”, è la missione che si sono assunti gli artisti venezuelani. Dei loro dipinti, poesie, flash mob, performance, non è importante la stretta qualità artistica; il contenuto civile che gli anima, il coraggio con cui sono realizzati e portati fra la gente, li rende infinitamente più degni di tanta paccottiglia patinata che infesta biennali e gallerie d’arte nel mondo. In Venezuela si assiste al ritorno dell’intellettuale e dell’artista nel ruolo di guida della società, onestamente impegnato nell’utilizzo della cultura come potente mezzo di emancipazione. Perché l’arte, quando è arte vera, deve in primo luogo aprire le coscienze e tracciare nuovi sentieri.
UNA PROTESTA NON ALLA MODA
La libertà è uno di questi, difficile da percorrere ma necessario; la resistenza intellettuale, non violenta nei limiti dell’umana possibilità, ha segnato pagine importanti, comunque la si voglia pensare, di cambiamento politico: le marce silenziose dei monaci buddisti in Birmania che hanno contribuito all’uscita obbligata della giunta militare; i cortei delle donne musulmane a Teheran nell’inverno del 1978 che a loro volta spezzarono il consenso popolare verso Reza Pahlavi (il confronto con il dopo Pahlavi lo lasciamo ad altra sede). Riprendendo questo metodo di lotta, e portandovi un indubbio afflato democratico, gli artisti venezuelani possono giocare un ruolo importante nel costruire un muro di protesta che abbia le sue fondamenta più resistenti nelle coscienze degli individui, inattaccabili per qualsiasi tipo di arma da fuoco. Eppure, dal ricco occidente, culturalmente “impegnato” nessun gesto di solidarietà è arrivato per questi artisti, nessun “compagno” dalla comodità del suo atelier ha alzato la voce o compiuto un gesto concreto, come avvenuto invece prima, durante e dopo la campagna elettorale di Donald Trump.
– Niccolò Lucarelli
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