Tutta la forza del respiro. Daniele Puppi a Roma
Galleria Borghese, Roma – fino al 24 settembre 2017. Dopo vent’anni di apertura al pubblico, la Galleria Borghese mette in mostra il suo lato privato. Il respiro di Scipione in una veste inedita, sconvolgente, totalizzante.
“Spesso l’orecchio vede e l’occhio sente”, il corpo osserva, assimila e valuta. E così lo spazio vive. Respira. In ogni superficie seguendo un proprio ritmo. Una sensazione piacevole sviluppa attaccamento, una percezione dolorosa provoca avversione.
Ponendosi in una condizione di ricezione e ascolto, Daniele Puppi (Pordenone, 1970) interroga lo spazio e se ne appropria. Ristabilisce la profondità del sentire in un luogo per cui l’arte veniva creata e non esposta. Spesso la nostra mente attribuisce un significato simbolico alle sensazioni piacevoli, sostituendolo alla volontà. Ingannando i sensi può perdersi nella bellezza eterna. Il respiro di Puppi avvolge tutti. Dall’esterno all’interno e viceversa. Dentro e fuori senza soluzione di continuità. Video proiettori, amplificatori, subwoofer, microfoni, creano una dimensione spazio-sensoriale dove il suono diventa vera e propria materia creativa plasmabile. Come un liquido riempie il contenitore in ogni sua parte, senza lasciare vuoti, a prescindere dalla forma. Allo stesso modo il visitatore, sommerso, diventa una parte integrante nel tutto.
Le oscillazioni si allineano, la cadenza diventa concitata, il respiro si adegua. Non c’è un senso del limite in tutto questo, semmai uno sguardo trasversale e la ferma volontà di superare un canone estetico pre-costituito. Di fronte al terribilis locus la coscienza si affanna, l’incanto si moltiplica e l’anima incontra il sublime. La percezione negli spazi più angusti diventa claustrofobica. La paura, il terrore, l’evasione. La ricerca d’aria, la fuga. La potenza del fiato sgretola la staticità pietrificata degli eletti di Scipione, e diventa vibrazione. Supera la pietra scavandola nell’anima. Conferisce ritmo, visione intuitiva. Emanazione sottile che sfugge alla logica. Il vortice emotivo cresce, si espande e culmina nel finale straziante di un fragore disumano. E di nuovo il respiro prende vita, senza tregua, indissolubile, eterno e glorioso.
– Michele Luca Nero
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