Architetture di scarto. Fabrizio Bellomo a Bari
Planar Gallery, Bari – fino al 10 settembre 2017. Nella galleria barese, cave e trulli diventano il simbolo di un nuovo modo di esperire lo spazio. E non si tratta di un tema solo pugliese. Il tutto accade qui, ma potrebbe essere anche altrove.
Prima personale nella città di origine di Fabrizio Bellomo (Bari, 1982), la mostra ospite di Planar Gallery affonda le radici nella ricerca dell’artista fatta di scoperte, rimandi, memorie e di rapporto con il territorio e con la sua storia, interpretando però forme e segni in chiave un po’ diversa. Forse complici la natura architettonico-fotografica della galleria e la collaborazione con il designer e artista Ugo La Pietra, o il dialogo letterario con Marco Petroni; sicuramente la residenza del 2016 a Cursi, “nei territori della Pietra”, messa in piedi con l’intento da parte del Comune e dell’Ecomuseo locale di riappropriarsi di una tecnica antica per reinterpretarla con un linguaggio contemporaneo.
Ed è qui che Bellomo s’inventa il Villaggio Cavatrulli, una utopia realizzata in terra leccese che parte dalla forma iconica della architettura pugliese, il trullo. Il percorso disegnato dall’artista si snoda negli spazi della galleria attraverso più registri: le fotografie, che riprendono gli interventi, spesso delicati e appena palesati dall’artista, come l’appoggiare una scala per raggiungere la vetta di una struttura altrimenti irraggiungibile o il decostruire una forma per trarne un’altra, scavando nella pietra le “varie fasi” per liberare, dalla materia, un trullo. È scultura? È architettura? Non è importante. Protagoniste però sono le “cave” e il loro riutilizzo, le “architetture di scarto” e come se ne riappropriano il territorio e la sua comunità. Lo spazio pubblico, tema paradigmatico del presente, acquista una dimensione meno convenzionale. Quella della relazione tra luogo ed esperienza del luogo.
– Santa Nastro
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