“Avevamo un vero artista a Bologna”. Concetto Pozzati ricordato da Antonio Grulli

La vita, la carriera, l’impegno politico, ma soprattutto l’umanità del grande artista scomparso ieri a Bologna nelle commosse parole del curatore Antonio Grulli per Artribune.

Durante una delle nostre ultime chiacchierate, Concetto Pozzati mi aveva raccontato che Joan Mirò, ogni giorno prima di dipingere, si sdraiava a terra fuori dallo studio come se dovesse prendere l’energia e la forza che gli occorrevano dalla terra. Concetto era così: non ho conosciuto nessun artista che fosse così legato al farsi materiale dell’arte, alla sua presenza fisica e mondana, al suo essere fatta di “opere d’arte” e non di immagini. E soprattutto, non ho conosciuto nessun artista che amasse tanto quanto lui anche l’arte dei colleghi, in ogni tempo e luogo. Ne parlava con un trasporto fisico, come si potrebbe fare parlando di un corpo desiderato, soffermandosi solo su alcuni dettagli che gettavano luce sul resto dell’opera, con quel vocione che saresti stato ore a sentire, usando sempre le mani per accompagnare la descrizione di una linea o di un movimento, come se avesse avuto un’immaginaria matita o una pennellessa grande come le sue mani grandi.

LA CARRIERA INTERNAZIONALE E L’IMPEGNO POLITICO

Avevamo un vero artista a Bologna, siamo stati fortunati, ne nascono pochi. Un artista che discendeva da una grande dinastia dell’arte, come poche ne sono esistite in Italia. E che è riuscito a portarla avanti con onore. E’ stato tra gli iniziatori della Pop art, attivo fin dai primi passi di questa avanguardia, conosciuto e amato a livello internazionale. Pochi possono vantare le sue presenze alla Biennale di Venezia, la sua partecipazione a Documenta, e le tantissime altre mostre di livello internazionale. E pochissimi sono gli artisti che sono riusciti ad avere un impatto anche sociale come quello che era riuscito ad avere lui negli anni di attività politica nella città in cui ha vissuto praticamente tutta la vita. Come assessore ha ridisegnato la geografia culturale dell’intera città, e a lui dobbiamo l’intuizione del grande polo culturale nell’area del centro città oggi chiamata “Manifattura delle arti”, in cui è confluito il MAMbo all’interno dell’ex forno del pane.

Concetto Pozzati (foto Vittorio Valentini)

Concetto Pozzati (foto Vittorio Valentini)

LA DOCENZA E GLI ALLIEVI

Ma quello che lo rendeva più felice erano i suoi anni da professore, e i suoi studenti. Se gli alberi si riconoscono dai frutti che danno, i nomi dei suoi studenti lasciano intuire il livello del suo lavoro come professore, per lui centrale nella vita professionale: Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Bertozzi & Casoni, Pierpaolo Campanini, Romeo Castellucci, Paolo Chiasera, Cristian Chironi, Cuoghi Corsello, Marco Di Giovanni, Maurizio Finotto, Lino Frongia, Omar Galliani, Eva Marisaldi, Andrea Nacciarriti, Alessandro Pessoli, Leonardo Pivi e Sissi sono solo alcuni degli artisti che hanno studiato con lui. Non saprei quanti altri professori di accademia possano vantare di aver seguito negli anni formativi un tale livello di personalità, che oltretutto coprono un arco generazionale molto ampio. Ma la cosa più impressionante è come questi artisti siano stati tutti portati a trovare se stessi nella loro indipendenza: artisti con percorsi diversissimi tra loro e che mai hanno scimmiottato il loro maestro.

IL RICORDO

Io non ho avuto la loro fortuna, ma mi sono rifatto andando a disturbarlo in studio praticamente ogni settimana, e spingendolo continuamente a quell’arte aneddotica per cui era tanto portato. Ci sentivamo spesso anche al telefono, ed era bello quando mi chiamava per commentare e giudicare con calma la mostra che avevamo visitato la sera prima, seguendo un’abitudine ormai persa. Ho vissuto momenti indimenticabili, come l’ultimo dicembre, il giorno del suo compleanno, quando abbiamo cenato assieme ad Alberto Boatto, a cui lo legava un affetto fraterno e totale nonostante fossero due persone diversissime, e con il quale ha realizzato tanti progetti.

– Antonio Grulli

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