I sette messaggeri dell’arte. A Milano
Marsèlleria, Milano – fino all’8 settembre 2017. Opere come tappe di un viaggio immaginario. Sullo sfondo: il racconto “I sette messaggeri” di Dino Buzzati.
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“Partito a esplorare il regno di mio padre, di giorno in giorno vado allontanandomi dalla città e le notizie che mi giungono si fanno sempre più rare. Sebbene spensierato – ben più di quanto sia ora! – mi preoccupai di poter comunicare, durante il viaggio, con i miei cari, e fra i cavalieri della scorta scelsi i sette migliori, che mi servissero da messaggeri”. Parte da qui, dal racconto I sette messaggeri di Dino Buzzati, la collettiva dall’omonimo titolo, ospitata da Marsèlleria.
Il testo parla di viaggio, esplorazione, di limiti da varcare, di un confine inesistente da raggiungere. Un testo importante, ricco di simboli. Difficile “architettare” una mostra senza cadere in un approccio squisitamente letterale da un lato, magico-mitico-mistico-immaginifico dall’altro.
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Andrea Sala, La Latteria, 2017. Courtesy dell’artista e Federica Schiavo Gallery, Milano. Foto Sara Scanderebech
UNA MOSTRA COME UN VIAGGIO
Difficile seguire la linearità del racconto. Piuttosto, ci si lascia trasportare da ogni singola opera come tappa di un viaggio che si fa personale, intimo, senza farci intimorire o condizionare dalla potenza del fascinoso racconto di Buzzati.
Calpestiamo 1 kg di terra di Lampedusa lasciandone tracce irrisorie per tutto lo spazio. Terra che Francesco Arena continua a portare noiosamente in giro per il mondo, come una divisa. Quella terra, così come l’opera, “evapora”, diventando un quasi niente. Corriamo verso il fondo, verso la fine, nella speranza di trovare quel confine, ma ci troviamo di fronte a un muro all’apparenza invalicabile. È una monumentale tenda di Francesco Simeti, che ci fa immaginare il proseguimento del percorso. È soltanto una cesura: una superficie che ci fa piombare in una dimensione magica. Un’overdose di colori, forme che scrutiamo con la lentezza dello sguardo quando riconosce e osserva la bellezza. E infine ci rifuggiamo nell’ultima tappa della vita: una funerea “cripta” con sette libri neri, esposti come in un museo di antichità. Un sacrale Monumento della Memoria (Sette Messageri) – questo il titolo dell’opera – di Paolo Canevari: un archivio che racchiude preziosamente la memoria, ma allo stesso tempo ci guida verso il futuro.
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Francesco Arena, 1 kg di terra di Lampedusa in 175,49 mq, 2017. Courtesy dell’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano. Foto Sara Scanderebech
DA BUZZATI A ELIOT
Libri che ci fanno entrare in un mondo immaginario, che sconfinano. Libri che però sono chiusi su loro stessi. Le pagine nere ci inquietano. Usciamo facendo patrimonio della storia narrata da Dino Buzzati: l’eterna ricerca del figlio di un Re in un regno mai esistito. Ha scritto T. S. Eliot: “Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”.
– Daniele Perra
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
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