Arte in alta quota. Due mostre a Dolomiti Contemporanee
Forte di Monte Ricco, Pieve di Cadore ‒ fino al 30 settembre 2017 // Nuovo Spazio, Casso ‒ fino al 1° ottobre 2017. Dolomiti Contemporanee firma la curatela di due mostre incentrate su uno dei temi cardine del progetto ideato da Gianluca D’Incà Levis: il dialogo tra il paesaggio e le forme della creatività contemporanea.
L’inaugurazione dell’ultima mostra curata da Dolomiti Contemporanee, al Nuovo Spazio di Casso, ha visto ad accogliere il pubblico un inatteso “maestro di cerimonie”: Giorgio Fasol, collezionista d’arte, appassionato sostenitore di giovani talenti, distribuiva gelato agli astanti, ricordando il legame della vallata con il tradizionale dolce. C’è da stupirsi? Non troppo.
DC, con La lama di Procopio, ribadisce quello che, fin dal 2011, è il concept essenziale del proprio “dispositivo contemporaneo”, portando avanti un dibattito fertile tra il paesaggio e chi lo abita grazie all’azione dinamica dell’arte contemporanea. Negli anni le residenze artistiche hanno portato decine di giovani artisti a confrontarsi con un luogo dal vissuto storico pesante, agendo in un’ottica di rinnovamento.
Sono di 22 artisti internazionali le opere che compongono l’esposizione, provenienti dalla Collezione AGI Verona. La mostra, curata da Gianluca D’Incà Levis e Giovanna Repetto, mette in dialogo opere, contenitore e contesto paesaggistico attraverso scelte espositive che consentono una visione d’insieme di questi tre fattori.
Riflessioni articolate su una pittura fortemente sperimentale, interventi in cui la parola diventa il tramite per la visione del paesaggio, e installazioni video che riflettono sul concetto di tempo, quale fattore atto a modificare irreversibilmente il territorio, compongono l’articolato progetto espositivo.
UN CAMBIAMENTO REALE
A maggio DC, invitata dalla Fondazione Centro Studi Tiziano e la Fondazione Museo dell’Occhiale, ha curato la riapertura del Forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore.
Fuocoapaesaggio ribadisce l’importanza di puntare l’attenzione sul paesaggio, ma anche sulla necessità di incendiare ciò che è ormai ammuffito, innescando un cambiamento reale. Molti i lavori che riflettono sul contrasto tra naturale e artificiale, distinguendo tra invasione e inclusione l’intervento antropico. Nella Santa Barbara la presenza ideale del fuoco è testimoniata dall’imponente video di combustione di un albero.
Infine, una serie di opere compongono il primo nucleo del progetto Tiziano Contemporaneo. Gli artisti, invitati a confrontarsi con il grande maestro, ne reinterpretano i capolavori, stravolgendo totalmente l’assetto compositivo: in alcuni casi la scomposizione porta a indagare i materiali, in altri il focus è sul rapporto dinamico col colore o nella riflessione sulla morte oltre la morte. Ciò che rimane (tra la cenere) di un incendio ben architettato.
‒ Petra Cason
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