Fra Pop e Modernismo. Sergio Sarri a Viareggio
Villa Argentina, Viareggio – fino al 10 settembre 2017. Trenta dipinti per una retrospettiva dal 1968 al 2017, in collaborazione con l’Associazione Sergio Sarri. Una mostra all’interno della splendida cornice liberty di una villa.
C’è un sottile, inquietante fascino che avvolge le tele di Sergio Sarri (Torino, 1938), uno dei protagonisti della Pop Art italiana alla quale ha saputo donare uno stile personale che si rifà in parte anche a esperienze del passato, quasi a voler ricordare che in fondo il Pop non è nato negli Anni Cinquanta negli Usa, ma vent’anni prima nella paradossale Germania di Weimar.
FRA UTOPIE E SCENARI FUTURIBILI
La mostra Space Ballet riassume una poetica pittorica che racconta la società del benessere, senza fermarsi agli aspetti esteriori ma indagandone anche le problematiche spirituali; tele dove lo scorcio cinematografico si unisce al fumetto, lungo la china di un modernismo d’ispirazione tedesca che ha nell’eleganza sofisticata il suo punto di forza. Con sardonico umorismo Sarri ferma sulla tela quella che è diventata la “società dello spettacolo”, uno spettacolo sempre più pacchiano dagli anni del Grande Gatsby.
Attraverso colte citazioni della storia dell’arte, Sarri ci racconta l’Italia da bere, quella dell’aperitivo e degli abiti firmati, del sesso facile in camere d’albergo; un presente soffocante, proiettato verso un futuro squallido, suggerito dai richiami a David Onica, la cui pittura che conobbe una grande quanto effimera celebrità negli anni Ottanta; atmosfere di postmoderna Apocalisse in L’oscuro oggetto del desiderio, dove il sesso è una sfera ormai inquinata dalla violenza e dall’abiezione, come già aveva spiegato Pier Vittorio Tondelli nella sua narrativa disperata.
PIÙ REGNO UNITO CHE STATI UNITI
Il suo Pop di Sarri discosta da quello materialista dell’arte americana, per avvicinarsi alla psichedelia di matrice inglese, quella di Peter Blake, per fare un esempio, intrisa di spirito apollineo e spirito dionisiaco. A questo, in continuità con il pensiero di Friedrich Nietzsche, si rifanno le linee razionali di Oskar Schlemmer, esponente del Bauhaus per il quale realizzò molte scenografie teatrali e scenografie di balletto; è su questo piano che avviene il contatto con Sarri, il quale gli rende omaggio con il trittico Space Ballet, direttamente ispirato al Triadisches Ballett del 1922; arditi accostamenti cromatici, elementi tecnologici del mondo dei videogiochi, che suggeriscono suoni e luci intermittenti, ridicola colonna sonora che fa da sottofondo alla vorticosa esistenza dell’individuo moderno, pietoso burattino di un balletto di cui gli sfugge la coreografia.
– Niccolò Lucarelli
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