I curatori internazionali preferiscono il mercato? Il Centre Pompidou perde Florence Derieux
La curatrice andrà a lavorare per la galleria Hauser & Wirth a New York. Ma non è l’unica che ha preferito una carriera nel settore privato al prestigio della posizione istituzionale. Il fenomeno è in crescita e fa pensare.
Ha lavorato per due anni al Centre Pompidou di Parigi, curando per la fondazione collegata al Museo il dipartimento d’arte americana. Oggi Florence Derieux, giovane storica dell’arte e curatrice, lascia l’importante istituzione francese per unirsi allo staff della potente galleria Hauser & Wirth a New York, come nuova direttrice delle mostre. La conferma, che non è arrivata né dall’istituzione, né dalla galleria, è stata data dalla stessa Derieux, al sito Artnet. La Derieux ha un curriculum eccellente: ha “militato” nelle fila del Museo Picasso di Antibes e al Palais de Tokyo di Parigi. L’esperienza a contatto con il mercato arriva nel 2013, dove guida Art Basel Parcours e nel 2017 con i progetti realizzati per EXPO Chicago.
LA GALLERIA
E d’altra parte la galleria che ha fatto questo importante nuovo acquisto nella propria squadra è di primissimo livello. Fondata a Zurigo nel 1992 da Iwan e Manuela Wirth con Ursula Hauser, oggi Hauser & Wirth ha sedi anche a Londra, New York, Somerset, Gstaad, Los Angeles, a cui se ne potrebbe aggiungere un’ottava nella splendida riserva naturale dell’Isla de Rey. Nel corso dell’opening della Biennale di Venezia ancora in corso, ha mostrato i muscoli portando in Laguna un parterre de rois di altissimo livello. Erano ben 12 gli artisti internazionali coinvolti in altrettante mostre dentro e fuori l’Arsenale. Non solo, la galleria svizzera ha stabilito il suo quartier generale a Palazzo Barbaro, splendida dimora del 1400 affacciata su Canal Grande, che ha ospitato la cena post-inaugurazione della mostra di Philip Guston che ha dato il via di fatto alla kermesse veneziana.
JULIA PEYTON JONES DA THADDAEUS ROPAC
Ma cosa spinge questi curatori a lasciare il prestigio di una carriera istituzionale, passando da un grande museo all’altro, per una posizione nel team di una delle seppur più importanti gallerie internazionali, un vero e proprio colosso, come Hauser & Wirth? Cosa trovano nella proposta di questi alfieri del mercato che l’antico e desiderato “posto” al Museo non può più dare? La risposta (ovviamente ognuno ha la sua storia e non si vuole qui entrare nel merito delle decisioni personali, né fare dietrologia) va cercata nell’offerta economica o nella possibilità (e nella maggiore agilità) di realizzare importanti e più sperimentali progetti che forse le istituzioni per questioni sia di opportunità che di budget non possono più fare? La Derieux non è sola in questa scelta. Aveva fatto pensare, a giugno 2017, la notizia relativa a Julia Peyton Jones, signora indiscussa dell’arte inglese, ex codirettrice con Hans Ulrich Obrist, della Serpentine Gallery di Londra. A seguito dell’apertura d’inizio 2017 del nuovo spazio di Mayfair, al 37 di Dover Street, Thaddaeus Ropac, proprietario di una delle più importanti gallerie di Parigi, con due sedi in Francia, una a Londra a Ely House e due a Salisburgo, ha scelto lei per curare lo sviluppo creativo della galleria londinese. Al Financial Times la Peyton Jones aveva dichiarato: “Ho sempre voluto capire come funziona nella pratica il settore commerciale, che è un aspetto importante del meccanismo dell’arte, e non credo avrei potuto avere un’opportunità migliore di questa”.
DAL RIJKSMUSEUM AL VOORLINDEN
Non aveva scelto una galleria, bensì un museo privato, invece, Wim Pijbes, “strappato” al Rijksmuseum di Amsterdam, che ha scelto di guidare il Museo Voorlinden a Wassenar, a trenta km da Rotterdam, invece di una delle istituzioni culturali più importanti del Paese. Le motivazioni potrebbero sfuggire qualora non si conoscesse bene la genesi del museo di Voorlinden e il suo futuro. Il progetto è nato infatti per volontà di Joop van Caldenborgh, 76 anni, il più prestigioso collezionista olandese, patron dell’industria chimica di Rotterdam Caldic, alla quale è legato il nome della sua collezione, che produce e distribuisce in tutto il mondo prodotti chimici e additivi alimentari per i mercati industriali. Nel corso degli ultimi quarant’anni, la famiglia van Caldenborgh ha costruito una raccolta di opere sterminata, che attraversa le discipline, i generi e momenti della storia contemporanea e che conta inoltre un notevole corpus di libri d’artista e un parco di sculture. Il Museo è situato nella tenuta di quaranta ettari di Clingen Bosch dove lo stesso van Caldenborgh vive e si compone di uno spazio di circa 6000 mq, dei quali 4000 sono destinati a mostre ed eventi.
– Santa Nastro
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