Palazzo Collicola a Spoleto: il direttore Gianluca Marziani tira le somme nell’anno del terremoto
Dal 2016 al 2017, come è andata a Palazzo Collicola? Ad un anno di distanza dal terremoto, il direttore Gianluca Marziani tira le somme, con grande ottimismo, su quanto fatto e quanto c’è ancora da fare. Con una valanga di nuovi progetti.
È trascorso un anno dai terremoti che hanno funestato il Centro Italia nel 2016, un anno difficile che però non ha fermato la programmazione culturale del museo collegato a Palazzo Collicola a Spoleto. È stato anzi, secondo Gianluca Marziani, “il miglior momento operativo” nei sette anni trascorsi sotto la sua direzione. Abbiamo parlato con lui e gli abbiamo chiesto come è andata, che progetti sono in corso e quali quelli futuri. Ne è venuto fuori un quadro estremamente articolato e multidisciplinare che spazia dall’arte contemporanea al design, dal fumetto all’architettura, fino all’annuncio di una nuova biennale, la Fiber Art Biennale, dedicata al tessuto. Rispondendo a due parole d’ordine: “filiera circolare” e “museo diffuso”.
Un anno dopo il terremoto, come è stata quest’estate 2017?
Direi il miglior momento operativo da quando ho iniziato, sette anni fa, l’avventura come direttore artistico del museo. La mia reazione immediata dopo il terremoto è stata quella di moltiplicare i progetti in maniera esponenziale, intensificando il programma degli incontri, delle lectures, delle attività interdisciplinari, dei cicli didattici. Considerate che a dicembre 2016, quando l’umore non era alle stelle, abbiamo inaugurato la Biblioteca Carandente nelle sale del Piano Nobile, ad oggi un unicum che ci caratterizza per qualità del patrimonio librario (una delle migliori biblioteche di settore in Italia) e bellezza degli spazi di fruizione. A ciò si aggiunga la novità più importante, ovvero, la creazione di piattaforme operative dentro il museo, interamente inserite in uno dei quattro piani del Palazzo.
Come si sviluppa il progetto?
Si tratta di un concept che ho destinato a gruppi e associazioni di rango giovane, selezionati tra coloro che rappresentano punte d’eccellenza in Umbria. La Casa dell’Architettura, guidata dai ragazzi di Of Arch, è già operativa dallo scorso giugno; i progetti su Letteratura, Poesia e Traduzione sono stati avviati assieme ad Andrea Tomasini; il primo Archivio del Fumetto sta prendendo forma assieme a Luca Raffaelli; la zona dedicata al Design sta nascendo in queste settimane, quella dedicata alla ricerca sonora nascerà a breve assieme al collettivo Do It (che già ha collaborato con Palazzo Collicola per il progetto Rawland).
Terremoto al quale avete reagito in maniera progettuale, penso ad esempio al lavoro di Soichiro Shimizu…
Era necessario, nel momento di stallo emotivo, dare una scossa catartica che unisse il messaggio simbolico a qualcosa di fortemente percepibile. In tal senso ho ideato due progetti espositivi che considero azzeccati per ideazione, posizionamento e inclinazione concettuale. Il primo è stato La Crepa di Vincenzo Pennacchi, sette ideali stazioni dello spirito dentro il piano con la nostra Collezione, una tessitura elaborativa lungo sette crepe, scelte dall’artista per “ripararle” e “riattivarle” con volteggi narrativi e impressioni connettive. Il secondo progetto “sismico” è avvenuto con la Residenza di Soichiro Shimizu, un artista giapponese che ha preparato un incredibile lavoro tra Tokyo, Bangkok, Honolulu e Spoleto: il finale si è risolto in una serie di grandi lavori su tavola e tela, pensati come dei mandala geologici sotto l’egida del fuoco e delle reazioni chimiche.
In termini strutturali e operativi, quali sono stati gli effetti, se ci sono stati, di questo annus horribilis?
Il comparto turistico, da settembre 2016 ad aprile 2017, ha subìto una macroscopica flessione di presenze, bilanciata però da una forte ripresa durante il Festival dei Due Mondi e nelle settimane successive, e parliamo di numeri tra i più alti negli ultimi vent’anni. Ho appena realizzato un convegno, assieme a Luca Raffaelli, sul legame tra neuroscienza e fumetto. Ebbene, nel weekend in questione (22 e 23 settembre) la città era stracolma in ogni albergo e ristorante del centro storico, sembravano giornate da weekend di fine giugno. A riprova di un lavoro collettivo che ci sta premiando. Non vorrei sbilanciarmi troppo nel dire che Spoleto rappresenti un caso unico in Italia: non vedo un altro luogo così piccolo e così ricco di mostre, eventi, convegni, incontri, proiezioni, festival e rassegne distribuite nel corso di dodici mesi. Come prossimo obiettivo cercheremo maggiore uniformità di comunicazione, spingendo per alzare i tiri con prove sempre più ambiziose.
Quanto aiuta essere in un tessuto creativo e forte di una rete di operatori culturali come quello cittadino in cui si colloca Palazzo Collicola?
La presenza di un Assessore alla Cultura come Camilla Laureti sta aiutando la strategia di posizionamento dei nostri valori progettuali. Il dialogo con le forze cittadine e regionali sta crescendo ogni giorno. Ad esempio ci sono ottimi rapporti con Andrea Margaritelli, giovane industriale umbro, quello del Listone Giordano (e non solo) per capirci: assieme a lui e Giovanni Tarpani è nato il Laboratorio Per La Ricostruzione, un solido evento istituzionale (supportato dalla Regione Umbria) che abbiamo messo in piedi in soli tre mesi. Con la Regione Umbria il rapporto è sempre proficuo, anche se mi auguro possa crescere lungo alcune direttrici che ho indicato alla Presidente Marini.
E in particolare?
In particolare stiamo discutendo di un progetto dal titolo Umbria Contemporanea, una sorta di piattaforma unitaria che avrà la sua stazione “orbitante” a Palazzo Collicola e una serie di “navicelle” nei luoghi d’eccellenza per la cultura visiva in Umbria. Come detto in precedenza, assieme alla Regione abbiamo realizzato a giugno il Laboratorio Per La Ricostruzione, portando Stefano Boeri, Francis Kerè e altri grandi architetti qui a Palazzo Collicola, discutendo di terremoto e ricostruzione, cercando soluzioni operative e margini di condivisione pragmatica.
Quali saranno i vostri progetti per il futuro e su che tipo di risorse contate?
“Filiera Circolare” e “Museo Diffuso” sono le due direttrici su cui Palazzo Collicola sta orientando il suo ruolo e i suoi molteplici impegni. La filiera riguarda le molteplici realtà che ospitiamo dentro il museo, al fine di creare un qualcosa che ci metta nelle condizioni di operare lungo l’intero processo: ideazione, redazione, creazione, produzione, esposizione, distribuzione, connessione. La formula del Museo Diffuso sta prendendo forma con molte delle cose finora dette e con alcune novità importanti: a brevissimo inauguriamo il progetto per la Stazione, una trasformazione del contesto attraverso la reinvenzione digitale del paesaggio umbro sui muri e soffitti del luogo; la seconda cosa riguarda, invece, il Nuovo Museo del Tessuto (con un nome completamente nuovo) che sto disegnando assieme a Glenda Giampaoli, direttrice del Museo della Canapa di Sant’Anatolia.
Ci sarà anche una biennale…
Sì, siamo in procinto di realizzare Fiber Art Biennale, la prima grande Biennale italiana dedicata al tessuto nei suoi legami molteplici con le arti visive. Partiremo nel 2018 con il Laboratorio Permanente della Traduzione, altra grande cosa che è nata assieme ad Andrea Tomasini, Damiano Abeni e Moira Egan. Continuano gli incontri di Collicoland. Si sta intensificando la collaborazione con la Rocca Albornoziana e altre istituzioni legate al Mibact. E tra le altre cose partirà Dependance – Lo Spin-Off dei Festival, un progetto in cui inviteremo ogni volta un Festival (Cinema, Filosofia, Letteratura, Musica Elettronica…) per un weekend interamente dedicato alle loro proposte.
– Santa Nastro
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