Rivera, Orozco, Siqueiros. A Bologna la mostra mai realizzata a causa del Golpe cileno
70 pezzi, tra dipinti, disegni e incisioni di una selezione rappresentativa del muralismo messicano, arrivano a Palazzo Fava. Sono le opere “fuggite” da una mostra cancellata nel 1973 a causa del Golpe in Cile.
Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros credevano in un’arte collettiva e monumentale, fatta per il popolo. I temi principali dei “dipinti su muro” riguardavano le civiltà precolombiane, la conquista coloniale spagnola e il culmine dell’era moderna, raggiunta con la Rivoluzione messicana del 1910. Per tutti questi motivi, una mostra con le loro opere doveva essere inaugurata il 13 settembre del 1973 a Santiago del Cile. Obiettivo? Dare testimonianza di solidarietà e amicizia da parte di una nazione vicina come il Messico, arrivata alla democrazia dopo una rivoluzione sanguinosa, sostenuta da una nuova forma di espressione popolare fondata sull’idea post romantica della libertà. Appunto, il muralismo.
UNA MOSTRA MAI REALIZZATA
Ma l’esposizione non vide mai la luce a causa del Colpo di Stato guidato dal generale Augusto Pinochet che salì al potere in Cile, rimanendoci per diciassette anni. Il resto è noto, anzi costituisce una delle pagine più nere della storia contemporanea. Quarant’anni dopo la mostra torna alla luce: il titolo, La exposición pendiente (La mostra sospesa), è molto eloquente. Dopo essere stata inaugurata nel 2015 in Cile, grazie al lavoro del Museo d’Arte Carrillo Gil di Città del Messico (proprietario della maggior parte delle opere), la mostra arriva per la prima volta in Europa e in Italia nella sede di Palazzo Fava a Bologna, in una co-produzione tra il museo messicano, Fondazione Carisbo, Genus Bononiae-Musei nella Città e la società italiana Glocal Project Consulting.
LE OPERE IN MOSTRA
“È una mostra che ha un fascino assolutamente unico perché alla sua indubbia bellezza si aggiunge il valore storico legato ad un periodo estremamente critico per tutta l’America Latina”, spiega Fabio Roversi Monaco, Presidente di Genus Bononiae-Musei nella Città. “Siamo fieri di poter ospitare questa collezione per la prima volta in Europa grazie alla stretta collaborazione con il Museo Carrillo Gil”. L’accordo siglato con la sua direttrice, Vania Rojas Solis e il curatore Carlos Palacios, permette, così, di portare a Bologna quest’autunno settanta pezzi tra dipinti, disegni e incisioni che costituiscono una selezione rappresentativa del movimento artistico emerso dal processo rivoluzionario messicano che ha definito uno degli orizzonti più prestigiosi dell’arte latino-americana del XX secolo.
– Claudia Giraud
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati