L’arte contemporanea debutta al Quirinale. Con una mostra internazionale curata da Anna Mattirolo

Per la prima volta nella storia il Palazzo del Presidente della Repubblica accoglie una mostra d’arte contemporanea. Un luogo unico, sempre più aperto alla città e alla progettualità museale. Restituito ormai da qualche anno ai romani e ai turisti di tutto il mondo.

Lo annunciò, all’indomani della sua elezione, e lo fece davvero. Il 16 febbraio del 2015 Sergio Mattarella, tredicesimo Presidente dalla Repubblica italiana, uomo colto e da sempre appassionato ai temi della cultura, spiegava: “Un gruppo di lavoro sta già definendo le modalità di questa nuova utilizzazione del Palazzo da parte dei nostri concittadini e di chiunque, anche straniero, vorrà visitarlo giorno per giorno”. Il Palazzo era, naturalmente, la sontuosa reggia capitolina, da oltre sessant’anni residenza del capo dello Stato e in passato dimora di papi e di sovrani. Un luogo che in sé incarna il prestigio della Repubblica e l’autorità del massimo garante della democrazia, ma anche lo splendore della grande produzione artistica e architettonica italiana, in un tripudio di sale affrescate, arazzi preziosi, arredi di pregio, opere d’arte di maestri del Barocco e del Rinascimento.

Palazzo del Quirinale, Salone dei Corazzieri

Palazzo del Quirinale, Salone dei Corazzieri

LE VISITE

E in effetti qualcosa cambiò: se un tempo il Quirinale veniva aperto al pubblico solo alcune domeniche del mese, per poche ore, dal 2015 tempi e modalità sono cambiati: le visite guidate, rigorosamente gratuite, divise tra Piano Nobile e Piano terra, la Vasella, i Giardini e il Museo delle Carrozze, possono essere prenotate tutta la settimana, con l’eccezione del lunedì e del giovedì, con accesso dalle 9.30 alle 16. Una bella rivoluzione, che ha finalmente restituito alla città il suo Palazzo Reale: altissimo, manco a dirlo, il numero di visitatori che quotidianamente scelgono di scoprire le meraviglie dei fastosi appartamenti.

GLI ARTISTI E IL COMITATO SCIENTIFICO

E oggi arriva un’altra novità. Importante, di rottura, particolarmente significativa per chi, da chissà quanti anni, spingeva per il rilancio di questo spazio superlativo, da ripensare in forma di museo: l’arte contemporanea entra per la prima volta al Quirinale, con Da io a noi. La città senza confini, mostra allestita dal 24 ottobre al 17 dicembre 2017 tra la Galleria di Alessandro VII e le Sale contigue. Un progetto ideato e promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane el MiBACT, guidata da Federica Galloni, con la cura di Anna Mattirolo.
Ventidue gli artisti, fra mid career italiani e stranieri, tutti nomi di caratura internazionale: Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony. A selezionarli un comitato scientifico presieduto da Galloni e composto da Vincenzo de Bellis, Carolina Italiano, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Esmeralda Valente.

Favaretto The Man Who Fell to Earth L’arte contemporanea debutta al Quirinale. Con una mostra internazionale curata da Anna Mattirolo

Lara Favaretto, The Man Who Fell to Earth, 2016, Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino. Foto Sebastiano Pellion di Persano

AL CENTRO IL TEMA DELLE PERIFERIE


Al centro c’è il tema delle periferie, indagato in chiave poetica e concettuale attraverso pittura, scultura, fotografia, video e installazione. Periferie come luoghi di narrazione e di linguaggio, in cui i processi identitari si definiscono lungo direttrici complesse, sistemi di segni in mutazione, porzioni di paesaggio, crolli, cedimenti e riedificazioni, sguardi collettivi e storie personali, solitudini resistenti e tentativi di fare comunità. Spiega Mattirolo: “L’esposizione vuole offrire un panorama dell’arte contemporanea italiana e di artisti internazionali che hanno lavorato nel nostro Paese focalizzata sulla città e la periferia con una prospettiva critica, ma affiancata da una dimensione costruttiva per evidenziare le possibilità e le potenzialità di questi luoghi. Idealmente la mostra si sviluppa attraverso quattro temi che vogliono testimoniare le risorse che quei luoghi portano con sé: relazione-aggregazione; appropriazione spontanea; integrazione-accoglienza; meraviglia”.
Il percorso di ricerca intorno alle Periferie Urbane, condotto negli ultimi tre anni da questo comparto del Mibact, sfocia dunque in un’importante esposizione, offrendo – attraverso le opere – corpo, voce e struttura alle linee del pensiero, alle indagini sul campo, alle riflessioni condivise e le strategie individuate. Un’unica traiettoria fra tempo della teoria, spazio della politica, visione e pratica dell’arte.

Alessandro Piangiamore, Un petalo viola su un pavimento di cemento, 2015. Courtesy Frédéric de Goldschmidt collection, Brussels, l’artista e Magazzino, Roma

Alessandro Piangiamore, Un petalo viola su un pavimento di cemento, 2015. Courtesy Frédéric de Goldschmidt collection, Brussels, l’artista e Magazzino, Roma

IL PROGETTO DIDATTICO

La mostra, aggiunge Federica Galloni, “è interamente frutto del lavoro del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, a partire dalla scelta della curatrice. Ho voluto che la ricerca artistica fosse realizzata in collaborazione con un Comitato scientifico di alto profilo, composto da specialisti d’arte, ma anche di architettura, fotografia, cinema. Per il grande pubblico inoltre verrà realizzato un progetto di mediazione culturale, in collaborazione con gli studenti del corso di Didattica del Museo e del Territorio dell’Università La Sapienza di Roma”.
Ed è proprio di quest’ultimo aspetto che ci parla Antonella Muzi, docente a cui è stato affidato il prezioso lavoro di divulgazione e coinvolgimento dei visitatori, proprio in collaborazione con i suoi ragazzi: “Degli 80 studenti che hanno frequentato il mio corso durante lo scorso anno accademico ne ho selezionati 21, che hanno partecipato a un percorso formativo su temi museologici, storico-artistici e metodologici sulla didattica dell’arte contemporanea. Nelle sale della mostra gli studenti saranno presenti in qualità di mediatori culturali per incontrare i visitatori, ascoltarli, aiutare a costruire insieme significati e interpretazioni sulle opere esposte”. Avventura stimolante per chi, fra lezioni frontali, libri ed esami, non ha quasi mai la possibilità di confrontarsi con reali esperienze professionali. “Si tratta di un progetto davvero formativo e stimolante per loro”, conclude Muzi, “che speriamo possa aiutare il pubblico a prendere sempre maggiore confidenza con l’arte contemporanea, dotandolo di chiavi di lettura e spunti di riflessione condivisi”.
Il difficile dialogo fra patrimonio storico-artistico e opere contemporanee trova una nuova occasione di sfida. E già si prefigura – nell’attesa di giudicare soluzioni ed equilibri – una nuova possibile stagione per il gioiello di Piazza del Quirinale, fra gloriose memorie storiche ed estetiche del presente.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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