Inaugura a Roma Musia, il nuovo spazio per l’arte fondato dall’imprenditore Ovidio Jacorossi
Aprirà le sue porte al pubblico il prossimo 1 dicembre lo spazio polifunzionale ideato dall’imprenditore e collezionista Ovidio Jacorossi. Un tempo bottega del nonno, oggi Musia si appresta a ospitare una mostra sulle arti plastiche e il nuovo lavoro di Studio Azzurro.
Galleria, location per eventi, piazza culturale, cucina e residenza per artisti: è un pullulare di molteplici anime Musia, il nuovo spazio per l’arte contemporanea che il prossimo 1 dicembre a Roma aprirà le porte al pubblico. Quella di Musia è una storia che parte da molto lontano, esattamente nel 1922, anno in cui in via dei Chiavari, a due passi da Campo de’ Fiori, Agostino Jacorossi avviava la sua avventura imprenditoriale con un piccolo negozio di carbone. Ed è proprio quella antica bottega di quartiere – divenuta col tempo il luogo-simbolo della storia imprenditoriale e familiare della dinastia Jacorossi –, che oggi si appresta a diventare uno dei nuovi fulcri artistici della Capitale grazie all’impegno culturale – e anche civico – del nipote di Agostino, Ovidio Jacorossi.
UNO SPAZIO CHE CONIUGA STORIA, TRADIZIONE E MODERNITÀ
Il progetto Musia nasce dalla determinazione e dall’esperienza pluridecennale dell’imprenditore e collezionista Ovidio Jacorossi, con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea, strumento di creatività per la persona e l’impresa, nell’intento di renderla accessibile al maggior numero possibile di fruitori in una location d’eccezione che coniuga storia, tradizione e modernità, nel cuore di Roma. “Vogliamo dimostrare che l’arte contemporanea ha un potenziale di creatività in grado di contaminare molte altre discipline, e qui noi ne abbiamo individuate alcune”, ha dichiarato Jacorossi ad Artribune. Lo spazio in via dei Chiavari – ristrutturato su progetto dell’architetto Carlo Iacoponi e sviluppato attraverso la stratificazione di elementi architettonici di epoche diverse, dall’età romana al Rinascimento – si erge su tre livelli e si articolerà in diversi ambienti: la Galleria 7, dedicata all’esposizione di opere della collezione Jacorossi, con affaccio sul cortile cinquecentesco attribuito a Baldassarre Peruzzi, la Cucina curata dallo chef e storico dell’arte Ben Hirst, la terrazza interna, il Wine bar, le Sale di Pompeo e infine la Galleria 9, dedicata alla vendita di opere d’arte, fotografia e oggetti di design. Con un programma annuale di eventi, laboratori e conferenze, Musia si candida già a diventare uno dei nuovi motori della macchina culturale romana, caratterizzata da una decisa verve imprenditoriale: “io non chiedo di andare in break even al primo anno, per carità, però se ci andiamo è meglio perché, anche quando vuoi fare il mecenate, se un’attività perde soldi poi ti deprimi, perché percepisci che non funziona”, spiega con spigliatezza e pragmatismo Jacorossi.
LA COLLEZIONE JACOROSSI IN MOSTRA
Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi è la mostra che inaugurerà il prossimo 1 dicembre e sancirà l’inizio dell’attività espositiva di Musia. Allestita nella Galleria 7, l’esposizione è curata da Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino, e presenta circa cinquanta opere provenienti dalla Collezione Jacorossi. La mostra ricostruirà il quadro storico entro il quale si sono sviluppate le vicende delle arti plastiche a Roma nella prima metà del Novecento, con opere di autori del calibro di De Carolis, Balla, Martini, Cagli, Leoncillo, Colla, Afro, Bargellini, Edita Broglio, Di Cocco, i Ferrazzi e Janni. Ma allo stesso tempo, la mostra ripercorre la storia di una collezione che ha prediletto l’arte italiana, con un occhio di riguardo per quella romana: “io ho sempre comprato arte italiana, ma stando sempre attento a mantenere una sorta di campanilismo verso l’arte che si faceva a Roma”, conclude Jacorossi. “Il fil rouge che connette fra di loro le opere collezionate da Ovidio Jacorossi nel tempo”, spiega ad Artribune il curatore Enrico Crispolti, “relativamente soprattutto al contemporaneo romano, e con intenzione non semplicemente di patrimonializzazione amatoriale ma di avventura parallela connessa a quella di una mentalità ‘d’impresa’, risulta, in buona parte, proprio da una libera asistematica curiosità collezionistica”.
IL DRAMMA ROMANO DI STUDIO AZZURRO
A conferma dell’apertura verso il contemporaneo, Musia ospiterà, nelle suggestive Sale di Pompeo – spazio situato sui resti dell’omonimo teatro romano e ideato per ospitare opere site-specific –, la nuova videoinstallazione di Studio Azzurro dal titolo Il Teatro di Pompeo. Appositamente concepito per Musia, il lavoro realizzato da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi – i fondatori dello Studio – è un videoambiente di 18 minuti in cui si sviluppa l’episodio dell’assassinio di Cesare. Lungo il percorso, il visitatore si troverà sulla scena del delitto, circondato da oggetti, pareti, statue e personaggi evocati attraverso alcune silhouette. Il punto di vista del fruitore che esplora le stanze è privilegiato, egli infatti può aggirarsi nelle sale e scegliere il proprio punto di visione, per poi trovarsi al centro del dramma: il corpo di Cesare, ormai inerme, caduto sotto gli implacabili colpi di pugnale.
– Desirée Maida
Roma // 1 dicembre 2017
Dal Simbolismo all’Astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi
Studio Azzurro / Il Teatro di Pompeo
Musia
Via dei Chiavari 7
www.musia.it
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