Franco Guerzoni. La fotografia come omaggio e come strappo
Monitor, Roma ‒ fino al 4 novembre 2017. La galleria capitolina (e da qualche mese anche lisbonese) presenta una personale di Franco Guerzoni. Dalle sperimentazioni segniche e materiche sulle fotografie di Luigi Ghirri fino all’approdo alla pittura dello strappo.
Tra il dire e il fare… non c’è di mezzo il mare! Franco Guerzoni (Modena, 1948), fotografo concettualista, incarna nelle sue opere una poetica che fa dello strappo, della ferita, del rudere una coesione organica astratta. Le lacune non vengono colmate: vuoto e pieno si confermano valori interscambiabili. La stratigrafia si fa ricerca estetica nonché ontologica, portando in superficie riverberi e profondità di un’immagine mancante. Come un archeologo, l’artista si confronta con pareti scrostate, edicole pagane, affreschi pompeiani asportati, facendo proprie le operazioni, la manualità e la meticolosità tipiche del restauratore. Rimane il colore, che lascia intuire forme e silhouette di un passato eterogeneo, non decodificabile. Le macchie si distribuiscono sull’avorio come espansioni di umori, concrezioni calcaree, chiazze blu e rosse di muffa cristallizzata. Le sfumature sono accidenti-incidenti in un tutt’uno inscindibile con la polvere di gesso.
– Giorgia Basili
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati