Dalla Wunderkammer al rigore. Giovanni Kronenberg a Milano
Galleria Renata Fabbri, Milano ‒ fino all’11 novembre 2017. Kronenberg porta in galleria brandelli di elementi naturali e non per costruire un percorso di corrispondenze e associazioni materiche e mentali. Il tutto in un calibrato allestimento, che si completa con due lavori su carta.
Applica uno scarto, una modifica – a volte lieve, altre no – sugli oggetti o su brandelli di materiali provenienti da un suo personale archivio di meraviglie. Contribuisce a conformarli e li struttura nello spazio con un rigore freddo, spesso – come nel caso di questa mostra – facendoli dialogare tra loro, con tangenze tacite e profonde, come si rintraccia anche nel bel testo di Simone Menegoi in mostra. Giovanni Kronenberg (Milano, 1974) rivela una certa maturità e una ricerca capace di alimentarsi attraverso un approccio plurale che si sviluppa con specifico metodo. Affiancando materiali distanti tra loro, l’artista crea silenziose sinergie, come accade nella grande opera che accoglie il visitatore nella prima sala della galleria, una rosa del deserto esposta così com’è, come se fosse un reperto, ma con una lieve modifica cromatica, blu, a un’estremità. Un dorso di gallo conciato, adottato dalla pesca sportiva, è modificato con il semplice ausilio di un elastico; altrove, l’artista riempie un uovo di struzzo con il cemento o copre la mano di un manichino di fine Ottocento con grasso di foca, rivelando libere associazioni, poetiche, talvolta impercettibili altre no.
‒ Lorenzo Madaro
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