Pittura e apocalisse. Una collettiva tutta italiana a Bologna
Labs Gallery, Bologna ‒ fino all’11 novembre 2017. Un gruppo storico, a cui si aggiunge Laurina Paperina, capitanato da Ivan Quaroni e accomunato dalla definizione “Italian Newbrow”, ovvero un progetto a metà tra “high brow” e “low brow”, cultura alta e bassa e che usa entrambi i codici nell’ambito dell’arte figurativa. Ora è protagonista, con opere inedite, di una mostra nella città felsinea.
Tutto ruota attorno all’apocalisse, intesa come disvelamento: quello della pittura figurativa, che in questo progetto si serve di immagini comprensibili, pur caratterizzandosi ‒ come tutta l’arte, contemporanea e non ‒ attraverso un doppio livello di lettura, a differenza di tante opere degli ultimi decenni che, come afferma Ivan Quaroni, “sembrano aver dimenticato il primo livello”, quello della lettura narrativa. Ma nei dipinti esposti a Italian Newbrow. Apocalittica non manca affatto il secondo livello, più complesso e profondo, che si traduce in gran parte dei casi in un raffinato citazionismo interpretato sia come omaggio all’arte del passato (Giuseppe Veneziano riprende esplicitamente opere di Salvador Dalí e il manifesto di Blow Up, in Paolo De Biasi trapela la Metafisica, Giuliano Sale rimanda a Francis Bacon e Vanni Cuoghi a iconografie medievali, compreso il mostro a sette teste dell’Apocalisse biblica) sia come dissacrazione della società e dei suoi miti, con le prostitute e gli emarginati di Silvia Argiolas e con le figure riconoscibilissime che affollano grottescamente la rara tela di Laurina Paperina.
‒ Marta Santacatterina
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