I confini sensibili di Ulrich Erben. A Firenze
Galleria Gentili, Firenze ‒ fino al 1° dicembre 2017. Geometria e colore caratterizzano le opere del maestro tedesco, la cui poetica espressiva utilizza il colore fino ai suoi limiti estremi, rendendo quasi inintelligibili i passaggi di superficie. E cancellando qualsiasi punto di riferimento.
Nel suo percorso di pittura analitica, Ulrich Erben (Düsseldorf, 1940) concentra l’attenzione su quell’invisibile, eppure fondamentale, linea di demarcazione tra una superficie e l’altra, una zona sensibile che mette a dura prova lo sguardo di chi osserva nel tentativo di riconoscervi una fine e un inizio. Erben, invece, annulla la soluzione di continuità, e sulle sue tele superfici diverse s’incontrano compenetrandosi, e al tempo stesso differenziandosi per contrasto cromatico. Inserendosi nella scia del movimento De Stijl, come anche del Suprematismo di Malevič, supera il concetto di rappresentazione per legarsi in purezza al colore e alla linea.
La peculiarità dei suoi studi emerge in presenza di accostamenti di colori fra loro simili, distinguibili nello “sfrangiamento” materico ma che spazzano via l’idea di “al di qua” e “al di là”, ribadendo con forza il concetto di una pittura “totale”, dove lo sguardo si perde in un angoscioso affogare nel mare del colore.
‒ Niccolò Lucarelli
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