Nuove opere al PAV. A Torino il centro d’arte di Piero Gilardi amplia la collezione permanente
Con 3 nuovi lavori frutto di residenze artistiche e di pratiche performative avvenute al museo negli ultimi due anni, sono 15 le installazioni permanenti disseminate nel Parco d’Arte Vivente. In dialogo con la natura.
Tre nuovi lavori vanno ad arricchirne la collezione permanente del PAV – composta da una quindicina di opere in tutto -. Sono frutto di residenze d’artista e pratiche performative avvenute al museo negli ultimi due anni. Anche le nuove opere sono in linea con la natura del centro sperimentale d’arte di Torino ideato da Piero Gilardi che dal 2008 si propone come luogo d’incontro tra arte e natura, biotecnologie ed ecologia, artisti e pubblico –. Ad esempio c’è il lavoro di Sofia Caesar (Rio de Janeiro) che, come già avvenuto al termine della sua residenza a Torino, tenutasi nel 2016 nell’ambito del progetto Resò – network di residenze supportato e promosso dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – propone un’installazione capace di attivare una pratica performativa che coinvolge il pubblico nell’importante riflessione sulle politiche dell’immagine.
TRA ARTE E TRADIZIONE INDUSTRIALE
A partire da un’indagine della zona circostante – che sorge nell’area dismessa di un sito industriale di circa 23.500 mq che produceva componenti per auto – il progetto Worker Leaves the Factory del PAV presenta un percorso di mattonelle in pvc disposte sul prato del parco che guarda a ritroso nella storia industriale di Torino, con riferimento alle modalità di produzione del gruppo Fiat-Chrysler. L’obiettivo? Rintracciare il flusso dei lavoratori, mettendone in evidenza i movimenti, i gesti e le posture considerati improduttivi dal capitalismo contemporaneo.
IL TEATRO BOTANICO DI SARA ENRICO
Una riflessione per certi versi toccata anche da Sara Enrico (Torino, 1979) che, insieme ad Andrea Magnani rientra tra i protagonisti della prima edizione di Teatrum Botanicum, il festival che il PAV dedica da due anni alle giovani ricerche svolte sul territorio nazionale. La sua scultura in cemento e pigmenti dal titolo The Jumpsuit Theme, collocata su una collinetta del PAV, ruota intorno al dispositivo culturale della tuta e ai suoi molteplici livelli di senso. Infine, Andrea Magnani (Faenza, 1983), con la sua installazione Aneico, Abacco e Adoneo costruisce una sorta di piccolo orto mistico-tecnologico che, nel tentativo poetico di dialogare con il mondo vegetale, coniuga dimensioni mitiche e pratiche tecno-agresti apparentemente antitetiche.
– Claudia Giraud
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