Alter ego al femminile. Beatrice Marchi a Milano
Studio Iannaccone, Milano ‒ fino al 30 marzo 2018. La quarta edizione di “In Pratica” porta negli spazi dello Studio Iannaccone un nuovo tributo alle sfumature della femminilità. Beatrice Marchi riscrive pagine di un diario intimo, dai paesaggi color pastello e dalle trasformazioni metamorfiche della fisicità. L’immaginario compatto dell’artista si declina, negli uffici, con la grazia astratta di chi sta parlando tra sé e sé.
Beatrice Marchi (Besnate, 1986) presenta una nuova serie di lavori, offrendo all’avventore dei movimentati uffici dello Studio Iannaccone una ventata di grazia, di iridescenza e di femminilità che certamente non avevano mai varcato le soglie della Collezione, in Corso Matteotti. L’avvocato Iannaccone, nel corso delle aperture di In Pratica, aveva sempre mostrato predilezione per una fucina differente, di artisti emergenti che, ogni volta, colpivano l’occhio per la capacità di marcare, di incidere un territorio complesso, come può essere la gabbia di interferenze in un ambiente lavorativo.
Per Ruffiana la Mafalda e La Loredana del villaggio, Marchi ricostruisce la statura narrativa di un personaggio femminile e ne coreografa il mondo emotivo, fatto di rimproveri, di trasformazioni, di insicurezze, di cambiamenti, indecisioni che sembrano virare e prendere avvio attorno all’unico lavoro del 2016, l’Autoritratto – punto in cui l’artista guarda dopo essersi vista. Come succede per Occhioni (2017), il supporto ideale dell’artista rimane l’acrilico su legno, che sembra letteralmente rivestire la sovra-realtà interiore, alla soglia dell’oscuro, della quale Marchi si circonda. Per esplorare, con tutta sensibilità, talvolta troppa, un mondo che non compare così come lo abbiamo lasciato fuori.
‒ Ginevra Bria
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