Una figura “leggera” da prendere sul serio. Bruno Munari a Milano
MAAB Gallery, Milano ‒ fino al 21 dicembre 2017. La galleria milanese presenta “The Game is On!”. Una mini-antologia rappresentativa dell’eclettismo creativo di Bruno Munari.
Con buona pace dei doppi sensi, il climax è evidente. Dalla retrospettiva allestita nel 2012 alla Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra, al Munari Politecnico del 2014 al Museo del Novecento, alle mostre più recenti al MEF di Torino e al MUBA di Milano, e quella in corso a Cittadella, gli input istituzionali e commerciali, espositivi ed editoriali legati a Bruno Munari (Milano, 1907-1998) crescono a vista d’occhio. Il risvegliato interesse per quello che può essere considerato il più importante artista italiano del Novecento segue il ritmo con cui da cinque anni a questa parte incalzano esposizioni, pubblicazioni, acquisizioni museali (tra le più recenti, il Centre Pompidou di Parigi) e vendite d’asta. Un interesse non ancora all’altezza dell’artista, ma che segna un’accelerazione e segnala, più che una riscoperta, una scoperta.
Proprio in queste settimane la galleria MAAB dedica una piccola, golosa mostra antologica al genio munariano, che offre un assaggio di qualità. A cura di Gianluca Ranzi, l’esposizione non si limita a sottolineare la poliedricità di Munari, ma ne evoca soprattutto “la sua sperimentazione a tutto tondo nel desiderio di opporsi a ogni forma grande e piccola di dogmatismo culturale, di rigidità mentale, di fondamentalismo intellettuale, di stanzialità”.
Il pur ridotto ventaglio dei pezzi esposti, quattordici opere datate dagli Anni Cinquanta ai Novanta, tra cui spiccano una Macchina inutile, una Curva di Peano, tre Sculture da viaggio, e un Negativo-Positivo del 1951 che da solo vale la mostra, esalta il riuso ironico e parodiante di temi e immagini di altri movimenti sperimentali e d’avanguardia europei. In chiave post-moderna, il passato non è deriso, bensì ri-concettualizzato e re-inventato. Con quella serissima giocosità che rese Munari capace di definire l’albero “esplosione lentissima di un seme”.
‒ Margherita Zanoletti
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