Senza parole. David Reimondo a Milano
The Open Box, Milano ‒ fino al 15 novembre 2017. La galleria milanese, fra i protagonisti di Nesxt in queste giornate torinesi, sembra espandere i suoi confini, diventando più ampia di quel che realmente è. Parole che non esistono si trasformano, per paradosso, nella pratica artistica di un conteggio transizionale, all’interno del quale libri, dizionari, lemmi e lettere approfondiscono le ricerche di David Reimondo in cromofonetica ed etimografia.
Attraverso un software David Reimondo (1973) ha calcolato tutte le combinazioni di parole utilizzando le 26 lettere dell’alfabeto latino, definendo 6402364363415443600995503674052849007 parole. Da questo totale ha sottratto le parole esistenti, ricavando quelle impossibili, quei lemmi che, come recita il titolo della personale, non esistono. A partire da tale impianto linguistico, Reimondo ha selezionato le parole che rispettavano maggiormente i suoi canoni, in termini grafici e acustici, dando vita a un’installazione a soffitto e a pavimento, assemblata anche attraverso ventisei volumi che contengono, uno per ogni lettera, tutte le combinazioni trovate.
A soffitto, invece, è stato proiettato un video che racconta, lungo l’arco di una sorta di anello temporale non fruibile, la formazione di parole composte da non più di due lettere consecutive uguali, lette con un text to speech che risuona nello spazio. In ultimo, sulla parete frontale un robot scrive, con un pennarello, una parola che non esiste, editando l’incapacità della trasmissione comunicativa e relazionale, su un grande foglio bianco. Sostituito, fino al termine della mostra, con costante periodicità.
‒ Ginevra Bria
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