La scrittura meditativa di Irma Blank. A Bolzano
Museion, Bolzano ‒ fino al 23 settembre 2018. L’artista tedesca di origine, ma italiana d’adozione, porta a Bolzano un assaggio della sua poetica visiva. Fra lettere, scrittura e svuotamento semantico.
La personale di Irma Blank (Celle, Germania, 1934), al Museion di Bolzano è parte di un più ampio programma, svolto all’interno degli spazi della “Collezione studio” e incentrato sulle opere dall’Archivio di Nuova Scrittura ‒ la raccolta di Paolo Della Grazia oggi conservata fra Mart e Museion ‒ dedicate alla relazione fra immagine e parola.
L’opera di Irma Blank, italiana d’adozione, presente all’ultimaBiennale di Venezia, è infatti di consueto associata all’ambito della poesia visiva, e in effetti, a un primo sguardo, alcune delle sue opere ricordano le cancellature di Emilio Isgrò. Solo che in Irma Blank non c’è parola: c’è la struttura della pagina, il ricordo della lettera e della scrittura, ma svuotato di ogni significato semantico.
LA MOSTRA
Le opere in mostra provengono da due serie: le Trascrizioni, alle quali Blank lavora dall’inizio degli Anni Settanta, fogli in cui piccoli segni a china, talvolta semplici linee orizzontali, sono organizzati in diversi formati cui rimandano i titoli (Notizie, Poema, Decreto); e i Radical Writings, realizzati dalla fine degli Anni Ottanta, in cui la scrittura è portata al grado zero, una lunga pennellata orizzontale da sinistra a destra di colore blu. Si aggiungono a questi una serie di libri della Blank e di artisti a lei affini: l’americana Agnes Martin, con la quale condivide un minimalismo sottile e silenzioso, poi Roman Opalka e Hanne Darboven, ovvero la scrittura come ripetizione e lenta ossessione.
UNA SCRITTURA-SCRITTURA
Ed effettivamente nella costanza di Irma Blank, nei suoi segni piccoli e ordinati, nelle omogenee righe blu ‒ il colore dell’immateriale, del vuoto ‒ ritroviamo una ripetitiva regolarità, una ciclicità di matrice meditativa: i Radical Writings ricordano le reiterazioni delle preghiere collettive e, come scrive il curatore Andreas Hapkemeyer, “non sorprende che sotto ai titoli compaia il termine latino «exercitium» che ricorda gli esercizi monastici”. Ed è esercizio diligente e scrupoloso anche quello delle Trascrizioni, anch’esse riconducibili ‒ sebbene nell’ottica di un’estetica moderna ‒ alla trascrizione degli amanuensi, un’operazione di scrittura priva di volontà narrativa, prova di scrupolo, diligenza e bellezza, di amore per la “forma-libro” nella sua essenza. In questo senso l’opera di Irma Blank è compiutamente minimalista: ci presenta un oggetto-oggetto, una scrittura-scrittura, che trova giustificazione solo in se stessa, rinunciando al suo significato semantico.
‒ Sara D’Alessandro
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