Silenzio e rumore. Luisa Rabbia ed Emma Hart a Reggio Emilia
Collezione Maramotti, Reggio Emilia ‒ fino al 18 febbraio 2018. Le opere di due artiste quasi coetanee vanno in mostra negli spazi della Collezione Maramotti. Innescando una riflessione sulle potenzialità del gesto creativo.
![Silenzio e rumore. Luisa Rabbia ed Emma Hart a Reggio Emilia](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/12/Emma-Hart.-Mamma-Mia-Exhibition-view-at-Whitechapel-Gallery-Londra.-Photo-Thierry-Bal-1024x683.jpg)
Love di Luisa Rabbia è un insieme di immagini introspettive, che attraverso lo sguardo parlano all’anima. Sono opere su carta e tela che mirano ad attirare l’attenzione dello spettatore, un’opera site specific e un libro d’artista. La Collezione Maramotti presenta un’antologica di dieci anni di ricerca dell’artista nata a Pinerolo nel 1970. L’evoluzione è tangibile. Nel 2009 From the Whithin ritrae migranti dormienti in un’opera figurativa che descrive il sonno come momento di evasione e non di sogno. Dal 2011 sono i tratti sottili e vivi, simili a vasi sanguigni dai colori blu e rosso, a definire lo spazio nelle tele. I want to be there, too riporta invece la mente ai colori dell’Urlo di Munch; una folla di impronte digitali, ritratti di individui anonimi che da un lato all’altro del pianeta si confondono con il paesaggio, si muovono e scambiano energia attraverso un moto infinito. È pura dimensione interiore che emerge come pace e come tormento, in altre parole vita. L’artista è intimamente proiettata a individuare una consequenzialità tra il viaggio interiore e quello che spinge l’uomo ad attraversare terre e confini. Love, parte della trilogia Love-Birth-Death, copula-nascita-morte, è il ritratto di due corpi saldamente coinvolti in un amplesso. Corpi attraversati da un’unica spina di arterie e vene, comparata da Mario Diacono nel catalogo alla mostra a un albero sefirotico che si espande nel vuoto circostante. L’immagine è potenza pura, è elettricità, porta nella stanza il respiro dei corpi, fluttuanti nel silenzio cosmico.
Sono opere timide e forti quelle di Luisa Rabbia, non aggrediscono, entrano dentro alla mente dello spettatore come terminazioni nervose, sottili e profonde come i tratti sulle tele dell’artista.
![Luisa Rabbia, I Want To Be There, Too, 2015 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni](http://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-I-Want-To-Be-There-Too-2015-particolare.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Dario-Lasagni.jpg)
Luisa Rabbia, I Want To Be There, Too, 2015 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni
LA POETICA VISIVA DI EMMA HART
Emma Hart (Londra, 1974) è vincitrice della sesta edizione del Max Mara Art Prize for Women. La sua opera Mamma Mia!, già esposta alla Whitechapel Gallery di Londra, è ora adattata a una sala della Collezione Maramotti. Il progetto è il risultato di una permanenza di sei mesi in Italia tra Milano, Todi, Roma e Faenza. Un contributo importante alla sua idea è riconducibile alle lezioni sull’Approccio Sistemico di Milano (un metodo costruttivista di terapia familiare), la lettura e l’assimilazione dei romanzi di Elena Ferrante e la scoperta della maiolica (tecnica scelta per la realizzazione dell’opera). Manufatti in ceramica a forma di testa sembrano dialogare tra loro e, nella dinamica creata, lo spettatore ha la possibilità di osservarne il contenuto. La superficie interna è quindi decorata dall’artista con motivi vivaci che recuperano in chiave contemporanea la tradizione decorativa della maiolica. Le opere di Emma Hart indagano la frustrazione, la confusione di cui è vittima la società contemporanea. Il coinvolgimento è al contempo fisico e mentale e suscita nell’osservatore interrogativi e angosce. Mamma Mia! è rievocazione delle dinamiche del quotidiano e degli alti e bassi che innestano un processo di psicoterapia.
Mentre le opere di Luisa Rabbia sono fatte di silenzio, battiti e sospiri, quelle di Emma Hart sono rumore, tensione nevrotica e insoddisfazione.
– Anna Vittoria Zuliani
![Emma Hart, I, I, I, 2017](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/12/Emma-Hart-I-I-I-2017-768x1138.jpg)
![Emma Hart. Mamma Mia! Exhibition view at Whitechapel Gallery, Londra. Photo Thierry Bal](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/12/Emma-Hart.-Mamma-Mia-Exhibition-view-at-Whitechapel-Gallery-Londra.-Photo-Thierry-Bal-768x513.jpg)
![Emma Hart. Mamma Mia! Exhibition view at Whitechapel Gallery, Londra. Photo Thierry Bal](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Emma-Hart.-Mamma-Mia-Exhibition-view-at-Whitechapel-Gallery-Londra.-Photo-Thierry-Bal--768x512.jpg)
![Emma Hart, I WANT WHAT YOU’VE GOT, EVEN WHEN I AM ASLEEP, 2017 © Emma Hart](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Emma-Hart-I-WANT-WHAT-YOU%E2%80%99VE-GOT-EVEN-WHEN-I-AM-ASLEEP-2017-%C2%A9-Emma-Hart.jpg)
![Emma Hart, THUMBS UP THUMB DOWN, 2017 © Emma Hart](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Emma-Hart-THUMBS-UP-THUMB-DOWN-2017-%C2%A9-Emma-Hart.jpg)
![Emma Hart. Ritratto scattato al Museo Carlo Zauli di Faenza, 2016. Photo Andrea Piffari. Courtesy Collezione Maramotti](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Emma-Hart.-Ritratto-scattato-al-Museo-Carlo-Zauli-di-Faenza-2016.-Photo-Andrea-Piffari.-Courtesy-Collezione-Maramotti--768x512.jpg)
![Emma Hart talk con Marinella Paderni, 13 ottobre 2016, Museo Carlo Zauli - photo © Andrea Piffari - courtesy Collezione Maramotti](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2016/10/Emma-Hart-talk-con-Marinella-Paderni-13-ottobre-2016-Museo-Carlo-Zauli-photo-%C2%A9-Andrea-Piffari-courtesy-Collezione-Maramotti-768x512.jpg)
![Luisa Rabbia, Love, 2016 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-Love-2016-particolare.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Dario-Lasagni-1-768x471.jpg)
![Luisa Rabbia, From the Within Out, 2009 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Carlo Vannini](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-From-the-Within-Out-2009-particolare.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Carlo-Vannini-768x474.jpg)
![Luisa Rabbia, Dialogue, 2013 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Carlo Vannini](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-Dialogue-2013-particolare.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Carlo-Vannini-768x981.jpg)
![Luisa Rabbia, Dialogue, 2013. Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Carlo Vannini](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-Dialogue-2013.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Carlo-Vannini-768x1003.jpg)
![Luisa Rabbia, NorthEastSouthWest, 2014. Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-NorthEastSouthWest-2014.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Dario-Lasagni-768x500.jpg)
![Luisa Rabbia, Love, 2016 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-Love-2016-particolare.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Dario-Lasagni-768x423.jpg)
![Luisa Rabbia, Everyone, Eos Libri, Roma 2014, particolare del libro d’artista. Photo Carlo Vannini](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-Everyone-Eos-Libri-Roma-2014-particolare-del-libro-d%E2%80%99artista.-Photo-Carlo-Vannini-768x538.jpg)
![Luisa Rabbia, I Want To Be There, Too, 2015 (particolare). Courtesy and © Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-I-Want-To-Be-There-Too-2015-particolare.-Courtesy-and-%C2%A9-Luisa-Rabbia.-Photo-Dario-Lasagni-768x575.jpg)
![Luisa Rabbia mentre lavora a I Want To Be There, Too. Photo Dario Lasagni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia-mentre-lavora-a-I-Want-To-Be-There-Too.-Photo-Dario-Lasagni-768x555.jpg)
![Luisa Rabbia. Photo Dario Lasagni, 2017](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2017/10/Luisa-Rabbia.-Photo-Dario-Lasagni-2017.jpg)
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